“Le indicazioni a livello scientifico sono quelle di avere molta cautela nel ricomporre l’attività scolastica ordinaria; questo perché il distanziamento minimo, con tutte le accortezze che l’organizzazione medica e mondiale ci impone, nella scuola non sarebbe fattibile. Gli atteggiamenti degli alunni infantili, le fasi di gestione dell’entrata e dell’uscita a scuola comporterebbero infatti impegni continui, con scarsissime possibilità di riuscita. Senza contare che un eventuale contagio” sarebbe imperdonabile, anche “da un punto di vista di conseguenze dell’opinione pubblica nei confronti della politica: possiamo immaginare quello che ne deriverebbe”. A dirlo a Radio Cusano, nel corso della trasmissione radiofonica Open Day di lunedì 13 aprile, è stato il nostro direttore Alessandro Giuliani.
Anche se l’ultima parola spetterà al Governo, sia l’oncoematologo Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, sia lo scienziato Roberto Burioni, hanno detto a Che tempo che fa che bisogna avere molta cautela, facendo intendere che la cosa più logica sarebbe quella di riprendere le lezioni in presenza non prima di settembre.
Dalla redazione di Radio Cusano è stato chiesto ad Alessandro Giuliani se pur di riprendere “normalmente”, la scuola potrebbe vedersi rivoluzionata la ridefinizione degli spazi: in tal modo, gli istituti scolastici si potrebbero adattare alla “Fase 2”, quella che segnerà il nostro ritorno alla vita normale in convivenza con il Coronavirus.
Secondo il nostro direttore, “molto dipende dalla conformazione delle scuole stesse. Ci sono delle scuole che potrebbero accogliere queste disposizioni. Ma ci sono anche dei licei, dove vi sono in media 30 ragazzi per classe, collocati in aule già ridotte rispetto alle normative sulla sicurezza. E senza spazi alternativi. In questi contesti, sarebbe difficile” prevedere il distanziamento sociale. “Come nei laboratori delle superiori o quelli di educazione tecnica alle medie, che costringono i ragazzi in ambienti piccoli senza alternative”.
“Una possibilità – ha continuato Giuliani – potrebbe essere invece quella della frequenza alternata: si potrebbe sdoppiare la classe, con la scuola che però dovrebbe rivedere i piani didattici tradizionali, con due docenti che svolgono contemporaneamente lezioni alla stessa classe ma con discipline diverse: una al gruppo a e una al gruppo b”.
“Una soluzione del genere – ha continuato il giornalista – sarebbe possibile: però una parte degli studenti rimarrebbe comunque a casa, lasciando inalterato il problema per le famiglie”, per le quali il disagio “rimarrebbe se non più quotidiano comunque a giorni alterni”.
“L’ideale è che il virus possa scemare e permettere di rientrare nelle classi a settembre, con il distanziamento sociale però più consigliato che imposto”, ha concluso il nostro direttore.
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