Potrebbero tornare nelle scuole le sale mediche col medico che visita gli alunni: vista, udito, peso, altezza e che scrive i certificati per le riammissioni dopo malattie infettive e valutava con gli insegnanti eventuali controlli specialistici, dal neuropsichiatra al logopedista.
La prevenzione nella scuola, scrive Il Corriere della Sera che ha sentito presidi e genitori, docenti e esperti, tutti della Lombardia dove si intende riproporre la figura del medico scolastico, rimane molto importante, perché all’interno della popolazione scolastica si collocano fasce di età fra le più vulnerabili ai fattori di rischio. Influenza, morbillo o infestazioni di pidocchi, il medico scolastico «sarebbe ed è stato un grande supporto. Lo si è eliminato per un apparente risparmio, ma in realtà lo Stato spreca più soldi ora: la mancata prevenzione che si traduce in ricoveri ospedalieri pesa finanziariamente di più sul Servizio sanitario nazionale. E se ci sono casi di malessere a scuola i dirigenti non possono fare altro che chiamare il 118 e l’ambulanza
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Le premesse però fanno più riferimento, non a questa possibilità di prevenire le malattie, ma sull’aumento di bambini stranieri nelle scuole, che «non sempre hanno un concetto di educazione sanitaria analogo a quello delle famiglie italiane». Secondo i sostenitori di questa ipotesi infatti «l’incidenza degli stranieri evidenzia come malattie come la Tbc, sono rimaste elevate per alcune popolazioni di stranieri»; e che la «crisi economica e sociale» ha prodotto un «peggioramento dei comportamenti di cura», per cui parte della popolazione «soprattutto straniera e… in particolare con area di provenienza africana e nordafricana» ha aumentato il «ricorso a rimedi casalinghi» o «la rinuncia a cure mediche ordinarie e specialistiche».
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