Gli studenti non parlano bene l’italiano e lo scrivono ancora peggio? Torniamo al copiato, alle tabelline e all’uso centellinato dei cellulari in età scolare.
In questi ultimi giorni a tenere banco è la questione dei docenti universitari che hanno lamentato uno scarso livello di conoscenza della lingua italiana da parte degli studenti universitari.
Moltissimi hanno preso posizione e molte sono le spiegazioni arrivate in merito a questa escalation di lacune linguistiche e grammaticali.
Se per la lingua parlata (informale) un po’ di flessibilità può essere concessa, vedi l’utilizzo dei congiuntivi sempre più sporadici nel parlato che, a detta di molti linguisti, può essere anche abbandonato (?), per la linga scritta è necessario prendere alcuni provvedimenti per evitare la deriva.
Sulla Gazzetta del Mezzogiorno, si prova a studiare l’antidoto, proponendo di tornare, dove non è più frequente, al copiato, uno strumento che ha il pregio di fissare nella mente degli alunni della scuola elementare, un lessico ampio, nonché una struttura corretta delle frasi in lingua italiana che facilitano la produzione personale successiva.
Le stesse ricerche assegnate, si legge sulla Gazzetta del Mezzogiorno, sono fatte al computer e legate al “’copia e incolla’. Quindi non si legge ciò che si scrive, non si memorizzano nuove parole, non si è attenti alla grafia, non si bada alla consecutio né alla sequenza logica di quel che si stampa”.
Internet e i cellulari, quindi, sembrerebbero se non i principali responsabili di questo tracollo culturale, sicuramente fra i più importanti, considerando l’uso eccessivo che colpisce anche gli studenti alle scuole elementari.
In quest’ottica, il chattare risulta la forma più frequente di utilizzo della lingua italiana, ma questa è distorta, semplificata al massimo e insufficiente per costruire una persona consapevole linguisticamente.
Se per Internet e cellulari si può fare poco, è necessario per cercare un’inversione di tendenza, lavorare sul corpo docente che, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, “per mille ragioni la media di oggi è inferiore in termini di qualità rispetto al passato”.
Forse il precariato e la frustrazione diffusa non riescono (innegabilmente) a tirare fuori il meglio dagli insegnanti, ma bisogna tornare a mettere al centro la figura dell’insegnante, per provare a stimolare al meglio gli alunni, sperando in una buona collaborazione con le famiglie.
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