Il totoministri, dopo quello del nuovo premier, è stato già lanciato in queste ore dai maggiori quotidiani nazionali.
Le voci sono più o meno accreditate ma l’idea che si profila è di affidare a nomi (tecnici o politici) conosciuti le sorti del nuovo esecutivo.
Per il ministero dell’Istruzione però sarebbe opportuno comprendere che gli interventi del futuro ministro difficilmente potranno incidere sull’impianto della legge sulla Buona Scuola, perché è impensabile capovolgere tutto, ma dovranno piuttosto attutire alcuni effetti assurdi e correggere alcuni palesi errori generati da una legge che nel bene o nel male è stata attuata.
Per farlo, non ci vuole un ministro esclusivamente politico, portato per sua natura a interventi poco tecnici e di largo respiro, frutto d’intese con le parti sociali, accordi che in questa fase non offrono molti spazi se non quelli di rischiare di complicare le cose.
E non ci vuole neanche un ministro esclusivamente tecnico perché rischia di essere troppo distante dai problemi concreti e più diretto a elaborare modelli complessi e soluzioni che, considerati i tempi stretti, sono al momento poco praticabili.
Ed allora ci vorrebbe un ministro tecnicamente capace ma al tempo stesso molto pratico. Diciamo un Tecnico-Pratico.
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Da dove pescare queste figure? Si potrebbe pensare ad un dirigente scolastico, ad un docente qualificato, ovvero risorse umane che sono in campo e vivono giornalmente le problematiche scolastiche, ma è anche vero che per avere una figura completa (dal punto di vista tecnico-pratico !!) si potrebbe puntare su chi sta o è stato ai vertici dell’amministrazione scolastica italiana ricoprendo ruoli apicali e quindi conoscendo la complessa organizzazione della scuola italiana a tutti i livelli: dagli uffici territoriali a quelli del Miur centrale o più generalmente dal basso all’alto.
Facciamo qualche nome? Proviamo a partire da un paio. Ed infatti non possiamo non rilevare che già di un ex capodipartimento, l’attuale ministro si è avvalsa dell’aiuto chiamandolo come consigliere: si tratta di Luciano Chiappetta. Forse non sarebbe una cattiva idea affidare a chi da decenni affronta le stesse problematiche, spesso ingigantite da una politica e da un “atteggiamento” sindacale miope, lo sbroglio di una matassa generato dalla riforma fin quanto è possibile.
Ma c’è anche un altro ex capodipartimento ancora in campo nel mondo della scuola: è Lucrezia Stellacci, attualmente impegnata nel Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione che durante il governo Profumo è riuscita a conciliare con la burocrazia un’idea di scuola che i governi successivi hanno sviluppato.
Sono solo due nomi a cui potrebbero aggiungersene altri e che danno il taglio di come dovrebbe essere aperta una riflessione sul nome del futuro titolare di Viale Trastevere.
Difficilmente però nel totoministri dei media leggeremo i loro nomi e di altri con le loro caratteristiche. Se accadesse sarebbe un bel segnale e al tempo stesso una piccola rivoluzione.
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