Erano in tanti a spingere perché quelle appena terminate fossero ricordate come le ultime vacanze natalizie di “appena” 15 giorni: per diverso tempo le associazioni turistiche, gli albergatori, capitanati dal Ministro dei beni culturali, Francesco Rutelli, hanno chiesto con sempre più insistenza di allungare la pausa di fine anno di almeno cinque giorni.
Proprio sul finire del 2007 il tentativo di “destagionalizzare” i flussi delle famiglie in vacanza è però sembrato naufragare: la conferenza Stato-Regioni ha infatti stabilito che la materia rimane di esclusiva competenza delle stesse Regioni, la maggior parte delle quali non ha alcuna intenzione di cambiare il calendario tradizionale. Ad iniziare da quella della Lombardia che con una prontezza inaspettata ha già approvato quello per l’anno scolastico 2008-2009: 217 giorni complessivi di lezione, con le date di apertura e chiusura in linea con gli altri anni (inizio l’8 settembre 2008, termine al 16 giugno 2009) e la possibilità ad ogni istituto di scegliersi qualche giorno di ponte o di stop per motivi legati più alle tradizioni del posto che alla settimana bianca o al tour primaverile. Insomma, una doccia fredda per i promotori di un calendario alternativo a quello canonico, tra l’altro negli ultimi giorni osteggiato da alcune associazioni di studenti e docenti preoccupate per l’inadeguatezza delle strutture scolastiche (soprattutto del Sud) di fronte ad eventuali lezioni da affrontare nel periodo estivo.
La crescita del popolo dei conservatori è aumentata a dismisura anche per altri motivi; come il nodo ancora da sciogliere dei debiti formativi: in questi mesi ogni istituto dovrà infatti escogitare le soluzioni e soprattutto la tempistica migliore per permettere agli studenti con promozione 2007-08 “congelata” di colmare i debiti.
Ora, ammesso che le scuole decidano di concludere le operazioni di recupero per fine di agosto (come indicato dal Ministero della P.I.), la prima decade di settembre sarebbe comunque destinata alle verifiche finali, alla formazione delle nuove classi e alle operazioni organizzative d’inizio anno scolastico. Pressoché impossibile, quindi, anticipare l’inizio di un’ulteriore settimana per permettere poi di “spalmare” i giorni durante le vacanze natalizie e pasquali.
Su questo punto diversi istituti piemontesi sono usciti allo scoperto inviando una lettera a tutte le autorità competenti sul calendario regionale: Ufficio scolastico regionale, Regione, Provincia, associazioni dei genitori, scolastiche e sindacati sono stati informati che a fronte delle novità introdotte da Fioroni sul recupero dei debiti “ritardare l´avvio del prossimo anno ci pare l´unica soluzione possibile”.
Niente lezioni, quindi, prima del 15 settembre: una settimana dopo e non certo prima di quanto già deciso dalla confinante Lombardia.
Saranno altri, invece, gli interrogativi che attendono i quasi 8 milioni di studenti e oltre 1 milione e 100 mila dipendenti che oggi rientreranno in classe.
I più indecisi saranno probabilmente i 600.000 alunni iscritti alla terza media che entro il 30 gennaio sono chiamati a decidere a quale istituto superiore iscriversi.
L’anno scorso quasi il 40% ha optato per i licei (qualche anno fa la percentuale non superava il 34%), ma il rilancio di Tecnici e Professionali voluto dal ministro Fioroni potrebbe far cambiare idea a molte famiglie incerte e rilanciare quest’ultimi sempre meno gettonati.
Quasi mezzo milione di studenti, che frequentano la quinta superiore, dovranno poi cercare di dare il meglio di loro alla maturità. L’aria che tira (per volontà del Ministero) è di maggiore rigorosità, tanto che nel 2007 la percentuale di bocciati è passata dal 3 al 6% e quelli che a luglio non ce la faranno saranno costretti non solo a ripetere l’anno, ma anche a recuperare tutti i debiti.
L’attuale, infatti, rimane l’ultimo anno in cui ci si presenterà davanti alla commissione anche con i debiti sul “groppone”.
Pure il personale, che nei prossimi giorni percepirà in busta paga gli arretrati e gli aumenti del contratto economico 2006-08, sarà chiamato a prendere decisioni un po’ spinose. La prima riguarda almeno 20.000 docenti con 35 anni di servizio e circa 58 anni che entro il 10 gennaio (giovedì) dovranno decidere se chiedere o meno domanda di pensionamento. L’anno scorso su 55.000 che lasciarono la scuola i “volontari” furono quasi 40.000.
C’è poi la questione del rinnovo del contratto 2008-09: entro una decina di giorni i sindacati decideranno se proclamare lo sciopero per l’esiguità dei fondi messi sul piatto dal Governo. L’impressione è che chiederanno sin da subito una forte partecipazione ad una mobilitazione generale praticamente inevitabile.