In questi giorni sta prendendo forma un decreto attuativo sull’alternanza scuola-lavoro. A tal proposito in un articolo pubblicato su Repubblica si scrive:
“Il decreto, un vero e proprio regolamento di quattro articoli e nove pagine, prevede che ogni studente degli ultimi tre anni iscritto a un istituto tecnico o a un istituto professionale faccia 400 ore totali in un’azienda (pubblica o privata) o in un ente. Sono 20-24 giorni di apprendimento lavorativo l’anno a partire dai sedici anni d’età, un periodo sensibile all’interno di una stagione scolastica che dura in media duecento giorni. Se lo studente è iscritto invece a un liceo, il tirocinio aziendale dura la metà: 200 ore per triennio. Il decreto si applica anche agli studenti-lavoratori in formazione professionale (formazione che in Italia spesso dipende dagli enti locali). Affinché il percorso sia considerato valido, ogni studente dovrà stare in azienda per tre quarti almeno del monte ore previsto”.
Polemica la posizione della Rete degli Studenti Medi, infatti, a margine della presentazione di ‘Diamo i numeri!’, l’indagine sulla condizione studentesca presentata oggi alla Camera dei Deputati, il portavoce nazionale dichiara: “Bisogna vietare esplicitamente il tirocinio in quelle aziende o cooperative che in estate hanno i picchi di lavoro stagionale, non dobbiamo rischiare di trasformare una fase di approfondimento scolastico in un utilizzo surrettizio e gratuito di manodopera giovanile. Nella fase di apprendimento extrascuola, poi, non ci deve essere alcun costo a carico degli studenti, né assicurativo, né per i trasporti, né per le mense”.
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