Dopo il giorno dell’Immacolata Concezione, che ha visto Renzi trionfare alle primarie del partito democratico, il mondo della scuola si interroga: “cosa cambierà di concreto nella politica sulla scuola con la nuova segreteria del PD?”.
Una domanda che potrà avere una risposta già nei prossimi mesi, dove si attende un serio confronto sui temi della scuola tra Renzi e il premier Letta. Gli insegnanti chiedono alla politica soluzioni concrete ai problemi del blocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Si chiede di restituire ai docenti, con atti legislativi e contrattuali, l’autorevolezza e la dignità professionale perse da tempo.
Mentre Renzi lancia una campagna volta all’ascolto dei problemi che provengono dal mondo della scuola, gli insegnanti rispondono che il tempo dell’ascolto e delle chiacchiere è terminato, serve adesso un’azione politica volta a ricostruire la scuola, tenendo conto dell’importanza del ruolo sociale dei docenti.
Una domanda che potrà avere una risposta già nei prossimi mesi, dove si attende un serio confronto sui temi della scuola tra Renzi e il premier Letta. Gli insegnanti chiedono alla politica soluzioni concrete ai problemi del blocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Si chiede di restituire ai docenti, con atti legislativi e contrattuali, l’autorevolezza e la dignità professionale perse da tempo.
Mentre Renzi lancia una campagna volta all’ascolto dei problemi che provengono dal mondo della scuola, gli insegnanti rispondono che il tempo dell’ascolto e delle chiacchiere è terminato, serve adesso un’azione politica volta a ricostruire la scuola, tenendo conto dell’importanza del ruolo sociale dei docenti.
Tuttavia il neo segretario del PD ammette che la politica sulla scuola ha commesso un errore strategico, ha fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola. Adesso sull’onda dello slogan “si cambia verso” il Pd, sostiene Renzi, cambierà verso alla scuola italiana, partendo dagli insegnanti, togliendo alibi a chi si sente lasciato ai margini.
Quindi da queste chiare affermazioni fatte dal segretario del PD, subito dopo il trionfo delle primarie, sembrerebbe che il tema della scuola è una priorità che si interporrà tra il premier Letta e Renzi. In buona sostanza tra Letta e Renzi c’è di mezzo la scuola.
Tutti se lo augurano, ma qualcuno, anche all’interno dello stesso partito democratico è scettico.
Eppure le parole di Renzi sono chiare: “Ora si cambia, c’è la priorità di rafforzare il prestigio sociale dei docenti, che oggi è in caduta libera. Bisogna coinvolgere gli insegnanti nei processi di riforma, perché oggi gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito”. Parole che suonano come musica melodica alle orecchie del mondo della scuola, ma che non trovano riscontro, almeno finora, sull’operato di Letta e del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.
Agli osservatori di politica scolastica, nascono spontanee delle domande. Renzi e Carrozza condividono entrambi la riduzione di un anno di scuola nelle scuole secondarie di secondo grado? Condividono l’idea politica di riformare gli organi collegiali delle scuole, partendo dalla riforma Aprea – Ghizzoni abortita nella scorsa legislatura? Condividono l’idea di rinnovare il contratto della scuola, scaduto da oltre 4 anni, soltanto nella parte giuridica? Condividono l’idea di rafforzare l’autonomia scolastica, dando super poteri ai dirigenti scolastici?
Infine condividono l’idea di aumentare l’orario di servizio settimanale ai docenti delle scuole secondarie?
Adesso la scuola attende di capire, in tempi rapidi, se tra Letta e Renzi c’è veramente di mezzo la scuola, o se invece tutto continuerà a scorrere come sempre.
Quindi da queste chiare affermazioni fatte dal segretario del PD, subito dopo il trionfo delle primarie, sembrerebbe che il tema della scuola è una priorità che si interporrà tra il premier Letta e Renzi. In buona sostanza tra Letta e Renzi c’è di mezzo la scuola.
Tutti se lo augurano, ma qualcuno, anche all’interno dello stesso partito democratico è scettico.
Eppure le parole di Renzi sono chiare: “Ora si cambia, c’è la priorità di rafforzare il prestigio sociale dei docenti, che oggi è in caduta libera. Bisogna coinvolgere gli insegnanti nei processi di riforma, perché oggi gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito”. Parole che suonano come musica melodica alle orecchie del mondo della scuola, ma che non trovano riscontro, almeno finora, sull’operato di Letta e del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza.
Agli osservatori di politica scolastica, nascono spontanee delle domande. Renzi e Carrozza condividono entrambi la riduzione di un anno di scuola nelle scuole secondarie di secondo grado? Condividono l’idea politica di riformare gli organi collegiali delle scuole, partendo dalla riforma Aprea – Ghizzoni abortita nella scorsa legislatura? Condividono l’idea di rinnovare il contratto della scuola, scaduto da oltre 4 anni, soltanto nella parte giuridica? Condividono l’idea di rafforzare l’autonomia scolastica, dando super poteri ai dirigenti scolastici?
Infine condividono l’idea di aumentare l’orario di servizio settimanale ai docenti delle scuole secondarie?
Adesso la scuola attende di capire, in tempi rapidi, se tra Letta e Renzi c’è veramente di mezzo la scuola, o se invece tutto continuerà a scorrere come sempre.