Tra poco al Cdm qualcosa (forse) di importante: o no?

Tra le misure più attese quello dell’aumento dei posti di sostegno, attorno a cui le associazioni dei genitori con figli disabili vorrebbero alzare staccionate di ricorsi se non verrà loro garantito l’insegnamento adeguato. Secondo quanto è dato sapere, si parla di 27-28mila cattedre che passeranno dall’organico di fatto a quello di diritto.
Altra questione racchiusa dentro il “pacco” è quella riguardante il costo dei libri di testo con la proposta di incentivare anche il “comodato d’uso” per gli studenti meno abbienti, mentre in Germania tale modalità è assai diffusa, senza alcuna precisazione o intervento dello Stato. Sottocartella a questa cartella, è l’intervento sui libri digitali, in modo da accontentare sia le tasche delle famiglie, con la conseguente spinta innovativa e tecnologica, e sia le esigenze legittime delle case editrici che, come tutto ciò che ruota attorno alla scuola, vivono di incertezze e dubbi. Il problema che dovrebbe risolvere il Cdm riguarda la scelta per una piattaforma centralizzata a livello ministeriale o se essa debba essere affidata alle case editrici.
Da scartocciare pure dal pacchetto la questione del dimensionamento scolastico, stante la problematica degli organici dei dirigenti scolastici e quella dei direttori generali dei servizi amministrativi, anche se l’attesa più “calda” riguarda la ormai nota “norma salva-presidi”, relativamente al concorso della Lombardia dove, per cause giudiziarie e ricorsi, oltre 400 scuole sono senza dirigente.
C’è poi di cercare i soldi per finanziare il fondo ordinario delle scuole e che viene utilizzato per tutte le esigenze di ogni singola istituzione, ma non si ha finora notizia di cifre precise (si parla di triplicare l’erogazione) anche perché su questo incartamento c’è lo zampino del ministero dell’Economia.
Ma il pacchetto più pesante è però quello che si riferisce ai docenti e sulle cui sorprese c’è molta attesa, perfino sull’idea, giustissima e coerente con il mondo, di rattoppare quel taglio gelminiano, potenziando l’insegnamento della geografia negli istituti tecnici e professionali.
E si parlerà pure di stanziare soldi per favorire l’orientamento degli alunni delle classi terminali della secondaria di primo e di secondo grado, in modo che si scelga con cognizione, evitando dolorosi errori sia in funzione delle scuole superiori e sia dell’università. 
Ma per attivare questa proposizione si dovrebbe necessariamente incidere sull’orario dei docenti col dubbio, legittimo, che si possa caricare di altre ore quelle assegnate alle attività funzionali (40+40).
Per quanto riguarda invece il salvamento dei circa 3.500 insegnanti inidonei, evitando loro di lavorare negli uffici Ata delle scuole, la soluzione che si prospetta è quella dell’annegamento, nel senso di lasciare al loro destino questi docenti che hanno avuto la colpa di ammalarsi durante le loro traversate atlantiche nelle aule. Uguale destino da rupe Tarpea sarà riservato al personale “Quota 96”.
Tuttavia il nodo dei nodi rimane quello dei precari per i quali si starebbe cercando, e vedremo come finirà, di elaborare un piano triennale per le immissioni in ruolo. Si parla di 44mila immissioni in ruolo dal 2014 al 2017 ma anche in questo caso sulle cifre tutto può accadere. Si tratterebbe di 26.264 professori normali, 1.608 docenti di sostegno e 13.400 Ata, per un totale di 41.272 posti. A questi andrebbero aggiunte le cattedre in più sul sostegno già raccontate più sopra.
Con ogni probabilità questo pacchetto piacerà poco ai sindacati della scuola, almeno nella parte che avvolge il personale.

Pasquale Almirante

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