“Forse qualcuno di loro sarà rimasto spiazzato da Moravia, non certo da Quasimodo”. Lo dice Eraldo Affinati, scrittore e insegnante romano, fondatore con la moglie Anna Luce Lenzi della scuola Penny Wirton per l’insegnamento gratuito della lingua italiana agli immigrati, commentando i contenuti delle tracce odierne proposti per la prima prova di Italiano dell’Esame finale di Stato 2023 della scuola secondaria di secondo grado. A colloquio con l’Ansa, lo scrittore e docente ha detto che “le tracce di quest’anno tutto sommato hanno corrisposto alle attese degli studenti”.
Affinati ha rimarcato che “pochi docenti arrivano a spiegare Moravia, uno scrittore tanto celebre ai suoi tempi quanto poco presente ai giovani di oggi. Mentre Pasolini, ad esempio, dopo la morte è molto cresciuto nella comune percezione critica, Moravia è stato quasi rimosso. Ma io credo tornerà in auge”.
Ad oggi, però, l’interesse per Moravia appare davvero ridotto: meno del 10 per cento ha scelto la sua traccia; Quasimodo ancora peggio (il 4 per cento).
L’autore ricorda che “raramente nei programmi si considera la produzione culturale successiva al neorealismo”.
“È come se ci fosse un buco dopo Fenoglio e Calvino – spiega -. Forse è giunto il momento di storicizzare gli ultimi sessant’anni di letteratura italiana”.
Affinati, quindi, esamina le altre tracce. “Gli appassionati di storia risorgimentale, analizzando il brano di Federico Chabod, avranno avuto l’opportunità di ragionare su Mazzini e Cavour. Chi avesse voluto riflettere sugli spazi creativi concessi dalla dimensione digitale avrebbe potuto farlo a partire da Piero Angela. Più che mai attuali le riflessioni sulla guerra di Oriana Fallaci“.
A proposito della traccia sui social media, scelta da oltre il 40 per cento dei candidati, “è prevedibile la preferenza manifestata dai giovani candidati verso il brano di Marco Belpoliti sull’elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp, che invita a riflettere tutti noi sulla differenza essenziale fra informazione e conoscenza”.
Sulla tematica proposta che ha riguardato, infine, l’ex ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, lo scrittore capitolino non vuole “credere che ci sia stato un intento polemico nel richiamare la lettera rivolta all’ex ministro Bianchi da alcuni accademici riguardo alla richiesta di reintrodurre gli scritti alla maturità dopo la pandemia”.
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