I tentativi di conciliazione sulla mobilità si stanno sempre più traducendo in mere segnalazioni, sulle quali l’amministrazione non fornisce spiegazioni di sorta.
Alla maggior parte dei docenti che hanno presentato comanda di conciliazione, arriva infatti solo l’esito finale della procedura, con l’eventuale sede alternativa: nulla più. A chi chiede ulteriori spiegazioni non viene detto, ad esempio, perché in prima battuta sono stati spediti lontano, mentre altri colleghi con punteggi più bassi sono rimasti vicino casa; né viene permesso loro di verificare liste di attese ed eventuali altri posti disponibili residui. Insomma, negli uffici del Miur non è che si eccelli in trasparenza. Anzi.
Grida allo scandalo Giuseppe Mascolo, segretario generale dell’Ugl Scuola, a seguito delle numerose segnalazioni pervenute dai docenti spostati su ambiti territoriali, soprattutto nella provincia di Milano: questi insegnanti, dice, lamentano “una pessima gestione dell’iter delle conciliazioni attuato dal ministero, per tentare di sanare gli errori nelle procedure di mobilità del personale”.
“I dirigenti degli Uffici scolastici territoriali – dice Mascolo – hanno disposto di non mostrare gli elenchi dei tentativi di conciliazione in corso, che non risultano consultabili neanche in seguito a sollecitazioni scritte, senza fornire spiegazioni in merito”.
“Questo – aggiunge – ci fa riflettere sull’ operato dell’amministrazione e ci conferma che, in caso di errori, a rimetterci non sono mai coloro che operano ‘ai piani alti'”.
“Crediamo – continua Mascolo – che il ministero non stia adempiendo correttamente al compito di vigilare sull’operato dei propri uffici periferici, tardando nell’adottare misure che snelliscano una serie di procedure insormontabili per i singoli utenti”.
In questo modo, conclude il sindacalista, “il ministero dell’Istruzione sta dimostrando di violare i principi di imparzialità e trasparenza che dovrebbero caratterizzare il suo operato, confermando l’impressione che, nella pubblica amministrazione, a pagare siano sempre i più deboli”.
Anche i sindacati rappresentativi si sono lamentati, nei giorni scorsi, per l’atteggiamento assunto dagli uffici scolastici nei confronti dei prof che avevano presentato la conciliazione: verso coloro che è stato commesso un errore, infatti, non si è provveduto a sanare il danno (collocando il docente nella sede richiesta e di cui aveva diritto), ma a proporre quasi sempre un ambito alternativo, che non cambia molto il disagio arrecato (ad un prof del Sud cosa cambia se viene mandato a Milano o a Torino?). Dagli uffici del Miur sarebbe stata attuata la politica del “prendere o lasciare”. Senza dare altre spiegazioni. E intanto i ricorsi fioccano.
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