Chi ha provato a preparare l’orario scolastico settimanale delle lezioni tramite un software, si sarà accorto che spesso dopo avere inserito i dati e i tanti “desiderata”, il sistema si blocca.
E chiede all’operatore che è necessario “procedere manualmente”. L’algoritmo infatti non può superare se stesso e davanti a un blocco del sistema chiede di procedere “artigianalmente”.
Prima che cominciassero le recenti proteste da parte degli insegnanti sui trasferimenti su ambiti territoriali, avevamo già scritto che i meccanismi adottati dall’algoritmo ministeriale (sia nel reclutamento che nella mobilità) assomigliavano molto a quelli del tetris e che alla lunga incastrare tutti i pezzi sarebbe stato matematicamente impossibile, come avviene nel famoso gioco degli anni ’80 per il quale illustri studiosi si sono occupati di studiarne gli aspetti arrivando alla conclusione che sulla base delle combinazioni disponibili, alla lunga, non è possibile vincere e qualunque giocatore anche il più bravo è destinato alla sconfitta.
Come nell’orario scolastico, anche nei risultati scaturiti dalle elaborazioni informatiche del MIUR che hanno contraddistinto l’anno scolastico in corso, non è escluso che prima che l’algoritmo pubblicasse gli esiti ci sia stato l’intervento dell’uomo per evitare il blocco del sistema. Ed ecco perché parlare di record che vanno aggiustati da parte del MIUR non deve far meraviglia, perché non si tratta altro che di un intervento manuale per correggere le anomalie, senza rivoluzionare tutto l’impianto generale.
Non è escluso che ciò sia avvenuto prima della pubblicazione dei dati e dunque non fa meraviglia che attraverso la conciliazione si sia deciso di provvedere anche successivamente, anche se un rimedio più rapido e altrettanto efficace potrebbe essere lo strumento della autotutela che qualche sindacato ha già invocato.
E’ un po’ come avviene nell’orario scolastico, dove per fare un esempio, se per ragioni non programmabili è necessario procedere ad una rettifica perché ci troviamo a casi non preventivabili si procede manualmente. Non stiamo a spiegare o meglio a ipotizzare, cosa potrebbe essere accaduto nel dettaglio di alcune operazioni effettuate, anche se in alcuni casi non è neanche difficile capirlo.
Leibniz è considerato il padre fondatore dell’informatica giuridica ed è stato colui il quale è riuscito a comprendere come il ragionamento potesse essere ricondotto ad un calcolo, ipotizzando la possibilità di ricondurre la logica giuridica ad un dato da elaborare. Dispiace non essendo qui la sede, non poter approfondire queste questioni che riguardano l’informatica giuridica che osiamo spingerci a definire un ramo del diritto.
Un ramo che merita attenzione perché nel futuro l’utilizzo di applicazioni informatiche legate al diritto saranno sempre più diffuse e le problematiche di carattere giuridico, politico, sociale, economico e didattico determinate dal ricorso di queste procedure si presenteranno con maggiore frequenza. Nel grande piano di riforma della scuola pubblica, non sarebbe dunque una cattiva idea, inserire negli obiettivi da realizzare nella didattica lo sviluppo di competenze trasversali per gli allievi frequentanti alcuni corsi legate a materie come il diritto, l’informatica, la filosofia e la logica.
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