Ogni anno la stessa storia: i docenti del Sud Italia, che lavorano al Nord, non riescono ad ottenere il trasferimento per ritornare vicino casa. Perchè? Perché i posti, specie in alcune province, sono bloccati da altri lavoratori che posseggono la precedenza relativa alla 104. E anche quest’anno, dopo gli esiti della mobilità 2020/2021, gli stessi territori restano off-limits per tantissimi insegnanti desiderosi di rientrare.
“Il problema è atavico, sappiamo benissimo che ci sono gli spostamenti, le assegnazioni provvisorie, anzi noi abbiamo fatto la mobilità quando tutti ci avevano sconsigliato di farlo e invece è stato un grande successo, perché tanti ritorneranno al Sud a lavorare“. Sono le parole che qualche giorno fa ha pronunciato la Ministra Lucia Azzolina a proposito della mobilità dei docenti. Ma è così?
In effetti quest’anno 8 mila insegnanti sono riusciti a tornare. Ma il contingente è ben più grande. Lo conferma anche Doriana D’Elia, coordinatrice e amministratore del gruppo “Docenti immobilizzati“, fra i più attivi e popolosi riservato ai docenti.
“Da un paio di anni seguiamo con attenzione l’andamento dei dati relativi ai trasferimenti interprovinciali, dice D’Elia a La Tecnica della Scuola, questo ci ha permesso di constatare alcune differenze sostanziali, da provincia a provincia e da grado a grado, facendoci sorgere numerosi dubbi. Se leggiamo il grafico della Campania possiamo notare come la percentuale delle precedenze, solo ed esclusivamente nella provincia di Caserta e per gli ordini Infanzia e primaria, sia del 100% per l’anno scolastico 2020/2021, in continuità con i dati dal 2017 in poi”.
Anche a Napoli, dove negli anni si mantiene in una media dell’70%, si rintracciano numeri molto elevati sempre però solo sulla scuola dell’infanzia e primaria.
Addirittura in Sicilia, “a portare la bandiera per le precedenze è Agrigento con il 100%, sempre in continuità con gli anni precedenti, seguita a ruota anche dalle altre province, sempre e solo sugli stessi ordini di scuola”.
Alla scuola secondaria il discorso cambia: “Se passiamo ai dati delle secondarie, inspiegabilmente tutto si ridimensiona, rientrando in percentuali “normali” simili in tutte le province d’Italia. I dati per la secondaria di 1° sono del 2,53% nell’anno scolastico 2019/2020 e dell’8,57% del successivo 2020/2021, per la secondaria di 2° del 24,73% del 2019/2020, e del 15,53% del 2020/2021.
Proprio Agrigento, ricordiamo, è stata protagonista in negativo negli ultimi anni proposito di false 104: sono quattro i docenti coinvolti nella vicenda seguita dalla Procura di Agrigento nel 2014, che aveva emesso le prime sentenze di condanna rinviando a giudizio decine e decine di docenti, ata, medici e funzionari.
Ricordiamo che esistono nel contratto di mobilità, una serie di precedenze dovute proprio alla legge 104. Peccato che, a quanto pare, qualcosa non va sempre per il verso giusto: “la L. 104/92, come abbiamo sempre ribadito, è l’affermazione di un atto di civiltà, che consiste nella tutela di chi è più debole e in quanto tale va sempre e comunque tutelato. Il problema quindi non risiede nella legge, ma nel suo abuso“, affermano i docenti immobilizzati.
“La precedenza infatti è concessa anche a chi fa richiesta di visita all’INPS per ottenere l’invalidità, in seguito ad una richiesta di un medico, a anche più di uno, i quali certificano la presenza di una patologia. I medici dell’INPS, addetti alla valutazione medica appunto, visitano il paziente e accertano la presenza o meno di tale invalidità e la sua percentuale. L’abuso scatta perché anche la semplice richiesta dà diritto alla precedenza nei trasferimenti. Ora, è compito del CSA di riferimento costatare l’avvenuto esito e se esso sia positivo o negativo. In caso di esito negativo, la legge parla chiaro: c’è la revoca del trasferimento ottenuto“.
Il problema, pertanto, risiederebbe nella negligenza dei CSA? “Chiediamo che ci siano più controlli, consapevoli che quelli attuali non bastano e che dove i controlli ci sono stati, mossi da denunce dei docenti immobilizzati da anni, il fenomeno si è notevolmente ridimensionato“.
Le strade da intraprendere sono tante. E i docenti immobilizzati provano a tracciarne qualcuna: “alla luce dell’aumento di precedenze, ma anche per frequenti indagini della magistratura (vedi Salerno qualche anno fa o le indagini tutt’ora in corso nella provincia di Agrigento), sarebbe importante definire per legge i controlli che ogni CSA ha il dovere, per adesso morale, di effettuare. L’andamento dei dati relativi ai trasferimenti interprovinciali, ci impone di riflettere e di chiedere i controlli, con revoche e, perché no, licenziamenti (l’ultima norma, definita dal Ministro Fedele, prevede il licenziamento qualora si accerti la dichiarazione mendace): sarebbero un ottimo deterrente per i “furbetti delle precedenze”.
“In più, prosegue D’Elia, si garantirebbe l’uso di esse a chi ne ha realmente bisogno e soprattutto si garantirebbe un sistema onesto, limpido, basato solo sulla meritocrazia, come è giusto che sia, in un ambito dal valore “educativo”, come la scuola, e in un Paese che mira, almeno a parole, a valorizzare le persone che dimostrano di essere oneste e capaci“.
Ma non solo: secondo i docenti immobilizzati “una maggior fluidità negli spostamenti su tutti i posti vacanti ridurrebbe l’uso improprio delle precedenze previste dal contratto collettivo nazionale. Infatti gli abusi in questione si registrano nella mobilità interprovinciale che per contratto è ridotta del 70% rispetto alle disponibilità provinciali nelle procedure per l’anno scolastico 2020/2021 e del 75% il prossimo anno“.
Per questo motivo, il gruppo, già lo scorso anno aveva lanciato l’idea di utilizzare gli ospedali militari per le visite di invalidità che poi garantiscono la precedenza: “Era una proposta lanciata lo scorso anno in questo stesso periodo, a conferma che nulla è cambiato e si sono registrati gli stessi risultati su alcune province del meridione. Sui comportamenti illegittimi che riguardano la sfera sanitaria e della salute, collegata con il pubblico impiego e la scuola in particolare, crediamo che debbano essere fatti degli accertamenti seri e sistematici, e non soltanto a campione, per accertare le eventuali irregolarità“.
Sul fronte mobilità, recentemente, la senatrice Drago ha lanciato la proposta di ripensare alla mobilità: “andrebbe fatta sul 100% dei posti disponibili“, dice la senatrice catanese. Tuttavia, secondo i gli insegnanti che vorrebbero tornare vicino casa, “la voce politica di riferimento sembra tuttavia ancora debole per un cambiamento strutturale che dia un ordine meritocratico alle procedure nel mondo della scuola, garantendo maggior diritti a chi acquisisce un contratto a tempo indeterminato, riferisce D’Elia, che ricorda anche: “tra le file dei docenti immobilizzati ci sono insegnanti che attendono di avvalersi di questo diritto da oltre 15 anni, specie se si parla del personale assunto sul sostegno che si vede rifiutare la domanda a seguito anche dell’esiguo numero dei posti autorizzati nell’organico dell’autonomia, a fronte di migliaia di cattedre in deroga per le assegnazioni provvisorie che non danno né stabilità alla vita del docente, né continuità al progetto di vita offerto all’alunno, ledendo il diritto allo studio con la reiterazione delle assegnazioni annuali”.
E a proposito di trasferimenti: il prossimo anno scolastico, chi ha ottenuto la mobilità su una cattedra lontana da casa si metta l’anima in pace: ci sarà il blocco triennale.
È utile ricordare che ai sensi dell’art.2, comma 2, del CCNI mobilità 2019-2022 esiste il blocco triennale della mobilità per chi è stato soddisfatto nel trasferimento su scuola.
La norma dice: “Ai sensi art. 22, comma 4, lett. a) del CCNL istruzione e ricerca del 19 aprile 2018 il docente che ottiene la titolarità su istituzione scolastica a seguito di domanda volontaria, sia territoriale che professionale, avendo espresso una richiesta puntuale di scuola, non potrà presentare domanda di mobilità per il triennio successivo”.
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