“La mia destinazione è Verona, con mio marito che è un marittimo e con due figli di 13 e 16 anni che non so a chi lasciare”.
A dirlo è stata una docente campana, Giuditta Carannante, 45 anni, che il 30 agosto ha partecipato a Napoli alla protesta contro i trasferimenti su ambiti del Nord, assieme a centinaia di colleghi, davanti all’istituto scolastico Sannino-Petriccione di Ponticelli.
La prof, che ha parlato ad un cronista dell’Ansa, si è rivolta al ministero dell’Istruzione, chiedendo “più trasparenza”.
“Sono disperata – ha detto ancora l’insegnante – la mia richiesta di conciliazione non è stata ritenuta impellente e ora, dopo 25 anni di servizio e sacrifici, mi vedo costretta a rivolgermi ai giudici: non posso accettare un trasferimento a 860 chilometri da casa mia, non posso abbandonare i miei figli”.
“Mia moglie è stata esclusa con un punteggio di 93– ha incalzato Pasquale Schiano Moriello, marito della docente – mentre tra i 222 nomi della lista ci sono persone che hanno punteggi molto più bassi di lei: il Miur è stato poco trasparente, vogliamo più chiarezza”.
Sempre a Napoli è in corso di svolgimento l’incontro tra i sindacati locali e un rappresentante dell’Ufficio scolastico regionale, a seguito della mancata ‘conciliazione’ di diversi docenti trasferiti al Nord: nella lista, pubblicata la sera del 29 agosto figurano i nominativi dei diversi docenti a cui il Miur sul filo di lana ha concesso una destinazione in Campania, ma in tanti non anno trovato il loro nome.
La richiesta di trasparenza della docente e del marito è a nostro avviso sacrosanta. L’impressione, però, è che a fronte di un gruppo docenti probabilmente danneggiati, ve ne siano pure una parte che contestino i trasferimenti coatti a prescindere. A costoro, lo diciamo senza polemica, vale la pena ricordare che alcune decine di migliaia di docenti inseriti nelle GaE hanno preferito non presentare domanda nelle fasi B e C della Buona Scuola. Proprio per non rischiare di ritrovarsi di ruolo a centinaia di chilometri da casa.
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