“Il 15% dei docenti è rimasto prigioniero del famigerato algoritmo e molti sono stati danneggiati da ingiusti spostamenti: bisogna rifare rapidamente le operazioni di mobilità”.
A chiederlo è Carmelo Barbagallo segretario generale Uil, che entra così a gamba tesa sulla questione della mobilità dei docenti su ambiti territoriali. Senza però soffermarsi su cosa potrebbe comportare il rifacimento delle operazioni di mobilità, visto che l’anno scolastico è ormai alle porte.
Questo un aspetto che i sindacati Confederali (prima di Barbagallo si sono espressi sulla stessa lunghezza d’onda i vertici di Cgil e Cisl), non possono però lasciare lasciare cadere nel vuoto.
Perché rifare i trasferimenti su ambiti territoriali di diverse decine di migliaia di docenti, a questo punto con modalità tradizionali e senza più algoritmo, comporta un tempo di operatività non indifferente: nella migliore delle ipotesi, almeno un mese.
Solo successivamente, potranno svolgersi tutte le altre operazioni di mobilità (utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, anche su organico di fatto), oltre che le immissioni in ruolo, e le supplenze annuali (che quest’anno saranno ancora una volta nell’ordine dei 100mila contratti).
Tutte queste operazioni porteranno via, nella migliore delle ipotesi, considerando gli inevitabili ricorsi, almeno un altro mese.
E nel frattempo? Cosa si farà sino a fine novembre o anche inizio dicembre? A chi verranno assegnate le cattedre dei 50mila docenti “potenziatori”, degli assunti della fase B del piano straordinario di assunzioni della Buona Scuola? E dove verrebbero collocati i docenti che hanno fatto domanda di assegnazione provvisoria e di utilizzazione? Come verranno coperte le oltre 130mila cattedre vacanti o al 30 giugno o su cui immettere in ruolo i 32mila docenti destinati alla stabilizzazione?
Probabilmente, si farebbero contratti temporanei e si confermerebbero i docenti di ruolo sulle cattedre dello scorso anno. Per poi decretare le sedi definitive in autunno inoltrato. Forse a Natale.
La domanda è d’obbligo: siamo sicuro che così si farebbe il bene della scuola e dei suoi studenti?
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