Categorie: Mobilità

Trasferimenti, per la Uil vanno rifatti adeguando l’algoritmo al contratto

Gli aumenti di stipendio non bastano, se il personale della scuola si vede sminuito il suo ruolo, si burocratizza la professione e non c’è chiarezza sui trasferimenti.

A dirlo, commentando le dichiarazioni rilasciate il 5 agosto dal ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, è Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola.

“Il ministro Giannini sceglie di commentare le dichiarazioni del premier Renzi sulla necessità di aumentare gli stipendi della pubblica amministrazione – dice Turi -: bene, diciamo al ministro, quella dei contratti è una questione che ci vede impegnati e pronti al negoziato. La contrattazione è l’unico strumento flessibile che consente di adattare le regole alle situazioni del mondo reale”.

“Siamo convinti che aumentare gli stipendi del personale della scuola sia una vera priorità ma – denuncia Turi – al personale della scuola va restituito quel ruolo sociale che si sta perdendo anche per effetto delle scelte sbagliate che si stanno succedendo ora per rigidità burocratica, ora per discrasia oggettiva tra realtà delle persone e strumenti tecnologici”.

“Ci auguriamo – aggiunge il segretario della Uil Scuola – che, che la lettera inviata ieri al premier trovi interlocutori interessati al bene della scuola, proprio quella scuola che lo stesso Presidente Renzi sostiene di avere a cuore.

Per la Uil Scola, “l’unica soluzione è rifare le operazioni. Non si può delegare alla magistratura i problemi di gestione del Miur. Ora si deve rispondere alle persone con provvedimenti organici. Bisogna mettere mano al sistema: adeguare l’algoritmo all’accordo sulla mobilità e rifare le operazioni”.

Sono questi i numeri in possesso del sindacato sui “movimenti” conseguenti alla collocazione degli ambiti territoriali: una maestra su quattro ha fatto richiesta di trasferimento fuori regione. Nella fase C quasi una su due, stiamo parlando – mette in evidenza – di quasi 50 mila trasferimenti nella scuola primaria (13.388 fuori regione e altri 8.576 nella fase C).

A fronte di questi numeri, “ogni soluzione parziale comporterà il venir meno dei diritti del personale” e per questo “la Uil Scuola attiverà ogni azione utile di tutela, in ogni sede per la salvaguardia dei diritti del personale interessato. Il limite forte alle soluzioni intraviste fino ad oggi è che, con il pannicello caldo della conciliazione, meccanismo desueto e abbandonato dalla maggior parte degli uffici periferici del ministero, si vuole risolvere quella che é ormai agli occhi di tutti é febbre alta del sistema scolastico, un malessere – conclude Turi – che non può essere minimizzato”.

 

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Alessandro Giuliani

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