Non sono solo gli editorialisti, come Fabrizio Rondolino, a stigmatizzare le proteste dei docenti del Sud: forti accuse nei loro confronti arrivano anche da alcune testate.
Come “Libero”, il quotidiano diretto da Vittorio Feltri, che il 12 agosto ha pubblicato un articolo dal titolo “Quei professori sono lavativi”. Tutto l’articolo è incentrato su una convinzione di fondo: questi insegnanti del Sud “vogliono il lavoro senza lavorare. Ecco perché rifiutano i trasferimenti”. Perché, in fondo, sapevano bene, prima di accettare il ruolo, che le cattedre libere erano e rimangono concentrate nel Nord Italia.
L’autore, Nino Sunseri, descrive a modo suo quello che sta accadendo in questi giorni: ci sono “bambini che invocano la mamma, costretta a fare le valigie per andare a lavorare lontani da casa. Sembrano – continua – narrazioni dal sapore antico che ricordano il racconto ‘Dagli Appennini alle Ande’ tanto caro a generazioni di studenti che leggevano ‘Cuore’”.
Per anni, continua Libero, ai docenti del Sud, tutto sommato è andata bene: “qualche anno di insegnamento a Monza e a Biella, poi il tanto atteso rientro al sole di Calabria e Sicilia”.
Si critica anche l’ex ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, “rea” di aver ridotto da cinque e tre anni il periodo minimo di permanenza nella provincia dove si acquisisce il ruolo.
Con la Legge 107/2005, però, le cose sono cambiate. E siccome in Sicilia c’è il 64,3% di docenti di troppo, è normale che vadano collocati in altre regioni. Perché la realtà è una sola: “al Sud ci sono pochi studenti e troppi insegnanti”.
Risultato: per il giornalista di Libero “bisogna rassegnarsi a trasferirsi da Siracusa a Trento, dove non c’è il mare. Ma ricordando che sono le Alpi, non le Ande”.
Nessun accenno viene fatto ai possibili errori del Miur nell’assegnare i trasferimenti. Al fatto che ci sono docenti con figli disabili che denunciano di essersi vista negata la permanenza vicino casa, nonostante ne avessero pieno diritto. Al fatto che sindacati e associazioni, all’unisono, chiedano trasparenza nelle operazioni.
Si parte dal presupposto che al Meridione e nelle Isole quella dei docenti è una categoria di “lavativi”. Tutto il resto – proteste, presunti errori, algoritmi impazziti – è solo e soltanto proverbiale noia…
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