Questo è quanto afferma Carlo De Benedetti in un dibattito organizzato da MicroMega. La produzione di ricchezza intellettuale diventa sviluppo economico, risultando l’unica possibilità per il nostro Paese per accendere i motori della sua crescita economica.
Questa ripartenza è auspicabile non solo dal punto di vista della coesione sociale, ma anche dal punto di vista materiale, perché un Paese che si impoverisce culturalmente è un Paese che produce di meno, e quindi è anche meno attraente dagli investitori esteri. L’india, la Cina e il Brasile nel 2015 produrranno il 18,5% del prodotto interno lordo del mondo, mentre nello stesso anno l’Italia produrrà solo il 2,5%.
Negli anni ’80 era il 5%, come quello Italiano. Da queste percentuali nasce la necessità di trasformare il sapere in valore aggiunto della ricchezza. Una nazione che non scommette sulle giovani generazioni è una nazione agonizzante, che inevitabilmente si avvia al declino. Per evitare ciò si devono applicare politiche di investimento, sulle scuole e sulle Università , abbandonando nel mondo dell’istruzione la via dei tagli lineari e stimolando l’incoraggiamento alla legalità nella formazione delle classi dirigenti.
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