Nessuna ammissione di colpa: la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli (Pd) respinge al mittente tutte le accuse che si sono rivolte nei confronti del suo dicastero per gli assembramenti che si sono andati creare sui trasporti pubblici, soprattutto nei grandi centri, in corrispondenza dell’inizio dell’anno scolastico. In audizione alla commissione Istruzione pubblica del Senato sulle problematiche del trasporto pubblico collettivo connesse alla mobilità degli studenti, la De Micheli ha detto: “Non credo che il tema delle scuole superiori e della DaD al 100% o 75% abbia come unica ragione il tema dei trasporti”.
Poi, ha aggiunto, una questione su cui “bisogna sgombrare il campo è che non sia esistita da parte della ministra Azzolina e da parte mia la disponibilità a lavorare insieme. Lavoriamo insieme da giugno”.
“Abbiamo lavorato insieme e immaginato che la capacità del trasporto delle regioni fosse in grado aiutare la riapertura delle scuole. È andata così per i primi 15 giorni” di scuola “anche in considerazione del carattere provvisorio degli orari di entrata e uscita degli studenti”.
“Purtroppo – ha continuato – questa situazione è venuta meno dopo i primi 15 giorni di apertura delle scuole”.
Quindi, il problema degli affollamenti dei mezzi pubblici sarebbe da ricondurre agli orari tradizionali delle scuole, sia in entrata che in uscita.
Secondo la ministra dei Trasporti, proprio “a seguito delle segnalazioni di problematicità verificatesi in alcuni grandi centri urbani” con l’orario scolastico definitivo si è venuto quindi a determinare l’affollamento su bus, metro e pullman.
A quel punto, ha continuato la ministra dem, “il Ministero è intervenuto per evidenziare l’urgente necessità delle aziende e regioni di garantire il rispetto delle misure di contenimento, il rafforzamento di tutti i controlli, il costante monitoraggio dell’andamento della domanda di trasporto”.
Quindi, la ministra ha detto di avere anche “incontrato in più occasioni sia le associazioni tpl che i rappresentanti delle regioni per verificare gli esiti del primo monitoraggio sulle misure di contenimento”.
L’azione descritta da De Micheli soprattutto nei grandi centri urbani non ha però prodotto risultati positivi: gli assembramenti nelle ore di punta, in città come Roma e Napoli erano (in diversi casi rimangono) all’ordine del giorno. Negli ultimi Dpcm, non a caso, si è deciso di dare facoltà alle scuole superiori delle zone più in difficoltà e nei casi critici di iniziare le lezioni dalle ore 9.00 in poi.
E per il futuro? De Micheli ha annunciato che nel nuovo Dpcm, “saranno previste misure di riduzione della possibilità di muoversi tra le regioni e sono allo studio ipotesi per le quali saranno previste limitazioni anche al riempimento del Tpl per rispondere alle condividisibili preoccupazioni espresse anche in sede parlamentare e al dibattito di questi giorni”.
“Queste riduzioni, per il periodo di durata del Dpcm, dovranno a mio avviso consentire alle regioni” di poter “usare tutte le risorse disponibili dallo Stato al fine di potenziare tutti i sistemi di trasporto, monitorare le linee più congestionate”, ha detto ancora la titolare del ministero dei Trasporti.
Infine, De Micheli ritiene che questo tempo di stop delle attività didattiche, forse anche alle medie, debba essere utilizzato per poter apportare in maniera radicale accordi territoriali per poter prevedere alla riapertura la possibilità di differenziazione oraria”.
Ciò perché “la sola definizione del riempimento massimo possibile del Tpl non sarà sufficiente per rispondere al problema, ovvero 22 milioni di persone che in condizioni normali Covid (apertura attività e didattica in presenza) che hanno esigenza di muoversi sul Tpl”.
La domanda sorge spontanea: ma perché il problema si pone solo a novembre e non è stato affrontato a partire dalla fine della scorsa primavera, visto che le condizioni non sono sostanzialmente mutate?
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