Francesco Artusa, presidente di Sistema Trasporti, in un rinnovato appello al Governo, intervenendo sul coinvolgimento dei bus privati a sostegno del trasporto pubblico, rileva all’Adnkronos che dal governo non riceve alcuna risposta nonostante i solleciti: “almeno prima rispondevano. Adesso neanche più quello. Abbiamo contattato Durigon, la Bellanova e il viceministro Morelli. Nessuna risposta”.
E poi va diritto al nodo del problema scuola: “Tutti preoccupati per la riapertura delle scuole e l’assembramento sui mezzi pubblici. Ma nessuno che faccia vedere come coniugare la riapertura con il trasporto sicuro. Avevamo proposto il ‘Door to School’ che avrebbe garantito il controllo sulla salita dei mezzi ed il tracciamento. Ma non è stato contemplato: perché prevale la logica del profitto delle aziende che si occupano di Tpl, mentre le altre possono morire di fame”.
E poi denuncia: “Il decreto sostegni ha messo a disposizione 800 milioni usando la stessa dicitura del governo Conte: al fine di garantire i ricavi del Tpl. Ciò significa che all’Italia non interessa mettere in sicurezza gli studenti. Che la priorità è il profitto. Arriveranno altri fondi ma per garantire il ricavo del Tpl che senza rendicontazione e in assoluta discrezionalità deciderà se aggiungere pullman privati e se rilevare i servizi. Affari per pochissimi”.
“Parlano di raddoppio dei mezzi ma è inefficace per come lo hanno gestito. Ad oggi è infatti stata coinvolta il 10% della flotta dei bus turistici. Ma in modo assolutamente inutile. Perché il sistema è restato lo stesso, non è stato modificato: Manca ancora il controllo sulla salita sui mezzi, che è impensabile possano fare gli autisti e non viene eseguito il tracciamento di chi sale a bordo, che in un sistema centralizzato come il ‘Door to School’ invece sarebbe stato garantito. Non c’e stata programmazione né logistica. Come in un gioco dell’oca dopo un anno siamo semplicemente tornati al punto di partenza senza che niente sia stato fatto…Purtroppo il Paese è questo”.
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