A volte capita che alcuni docenti ricevono dal fondo di Istituto un trattamento accessorio di svariate migliaia di euro, suscitando tra l’altro discussioni al tavolo delle relazioni sindacali e tra i docenti della scuola. In taluni casi questi trattamenti accessori sono computabili ai fini pensionistici come contributi versati dal docente.
Ai sensi della legge 335/95, anche il trattamento accessorio dei docenti e del personale scolastico tutto entra a far parte della retribuzione pensionabile a decorrere dallo 01-01-1996 ma incide sull’assegno di pensione solo se, annualmente, supera il 18% dello stipendio tabellare lordo, scorporato dalla indennità integrativa speciale.
Prendiamo il caso di un docente collaboratore del dirigente scolastico, nella classe stipendiale 28. Supponendo che il docente sia laureato e abbia titolarità alla scuola secondaria di II grado, avrà uno stipendio tabellare annuo di 32.601,37, la sua indennità integrativa speciale è di 6.459,63. Scorporando questa indennità dallo stipendio tabellare annuo si avrà una cifra pari a 26.141,74 euro annui, facendo il 18% di 26.141,74 si ottiene 4.705,51 euro.
Ebbene se il docente collaboratore del dirigente scolastico dovesse prendere, con il FIS o altro trattamento accessorio, una cifra uguale o superiore a 4.705,51 euro, allora questo trattamento accessorio rientrerebbe nel computo dell’assegno pensionistico.
Si deve tenere conto che la parte di stipendio che i docenti prendono sotto l’acronimo R.P.D., ovvero Retribuzione Professionale Docente, è un vero e proprio compenso accessorio che mensilmente è, per chi si trova nella classe stipensiale 28, di 273, 20 euro. Compensi accessori sono anche le ore eccedenti che il docente riceve per l’intero anno scolastico, fino ad un massimo di 6 ore oltre l’orario cattedra di 18 ore, con pagamento da parte della Ragioneria Territoriale dello Stato. Altro caso di compenso accessorio è la diaria degli esamidi Stato per la scuola secondaria di II grado.
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