La trattativa contrattuale per i dirigenti scolastici sta entrando nella sua fase decisiva: è attesa infatti per i prossimi giorni una dichiarazione definitiva del Governo in merito alle risorse finanziarie disponibili.
Dalla risposta del Ministro Franco Bassanini dipenderà in larga misura la prosecuzione della trattativa: attualmente la posta in gioco si aggira sui 230 miliardi complessivi sufficiente a garantire un aumento medio di 500 mila lire al mese, somma considerata insufficiente da tutte le organizzazioni sindacali; altri 40-50 miliardi consentirebbero di portare l’aumento a 700 mila lire mensili che potrebbero accontentare i sindacati confederali ma non certamente l’Anp che rivendica uno stipendio base non inferiore agli 85 milioni annui (e per raggiungere questa cifra le risorse complessive dovrebbero essere praticamente raddoppiate). Ma, poichè né confederali né Anp, separatamente, hanno i numeri per sottoscrivere il contratto, è facile comprendere quanto la vicenda sia complessa.
Per capire meglio la situazione va ricordato che l’atto d’indirizzo emanato dal Governo indica come obiettivo imprescindibile la perequazione dello stipendio dei presidi e dei direttori didattici a quello delle altre dirigenze statali.
Questo spiega la rivendicazione dell’Anp che chiede l’allineamento agli stipendi dei dirigenti statali della I area il cui contratto è stato siglato proprio nelle settimane scorse.
Sugli aspetti normativi l’accordo è – almeno apparentemente – maggiore: tutti d’accordo, per esempio, sul fatto che l’operato dei dirigenti scolastici debba essere in qualche modo valutato; il contratto in discussione prevede anche che l’incarico di dirigente scolastico venga assegnato “a termine”: in altre parole questo significa che presidi e direttori saranno assegnati ad una sede di servizio per un periodo di tempo variabile fra i 2 e i 7 anni.
Una norma significativa riguarda i compensi extra che i capi di istituto possono percepire: in analogia con quanto avviene in altri settori della dirigenza statale, chi otterrà un incarico aggiuntivo potrà percepire solamente il 30% del compenso previsto; questa norma potrebbe penalizzare soprattutto i presidi delle scuole superiori in cui funzionano corsi di formazione tecnico-professionale per i quali sono previsti ora compensi che possono arrivare a 25 milioni lordi.
E’ probabile che, se il Governo non sarà in grado di offrire altri soldi, i sindacati chiedano una revisione di questi e altri aspetti normativi.
Tutto questo potrebbe però allungare i tempi della contrattazione.
E poiché la legislatura è ormai virtualmente terminata, la firma del contratto potrebbe slittare al dopo-elezioni.