Categorie: Reclutamento

Tre miliardi per le assunzioni? Ma quando mai…

 

Per chi si occupa (non da oggi) di fare informazione su temi di politica scolastica il dibattito sulla questione delle 100mila assunzioni “promesse” dal Governo risulta poco comprensibile.
Nella serata di mercoledì, persino una rete televisiva molto seria come La7 è caduta in un equivoco curioso.
Il tema è:  assumere 100mila precari costa 3miliardi di euro, dove si troveranno tutti questi soldi?
E’ del tutto evidente che il calcolo non sta in piedi: i 100mila precari da assumere sono docenti che già adesso lavorano, una parte di loro è pagata da settembre ad agosto e un’altra parte da settembre a giugno (ma a luglio ed agosto riscuote l’indennità di disoccupazione); quindi il costo dell’assunzione non è di 30mila euro all’anno per ogni precario, ma molto di meno (diciamo 4-5mila euro al massimo).
Si tratta dunque al più di 4-500milioni diluiti in tre anni (il piano di assunzioni di cui parla il Governo dovrebbe essere per l’appunto triennale). Quindi il costo sarebbe di 150milioni all’anno circa.
Peraltro va anche detto che 100mila assunzioni nei prossimi tre anni dovrebbero servire all’incirca a coprire il fisiologico ricambio con i pensionati: bisogna considerare che dal 2015/2016 andranno in pensione i nati fra il 1950 e il 1955 che rappresenta una quota particolarmente significativa dei docenti italiani.
Un’analisi accurata della composizione per classi di età mostrerebbe anzi che un piano da 100mila assunzione rappresenta il “minimo sindacale” per evitare il definitivo collasso del nostro sistema scolastico.
Ovviamente, non c’è bisogno di dirlo, l’equazione 100mila assunzioni = 3miliardi di spesa sarebbe esatto se i 100mila docenti venissero immessi in ruolo su un organico aggiuntivo oltre a quello già esistente: ma non ci pare davvero che l’idea del Governo sia questa. Come si sa il “vecchio” decreto legge del ministro Profumo parlava di un organico funzionale di 10mila unità (costo 300milioni di euro all’anno) ed è ancora lettera morta. 

 

Reginaldo Palermo

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