Gli esiti abbastanza scontati di un’indagine dell’istituto di ricerca Swg, in particolare il dissenso dimostrato da oltre 500 docenti sui 700 intervistati verso le riforme approvate e messe in atto negli ultimi due anni, rischiano di spezzare il sottile filo che teneva in piedi il rapporto tra il primo sindacato della scuola per numero di Rsu, la Cisl, ed il ministero dell’Istruzione più concreto degli ultimi decenni. Quando il 10 dicembre, di prima mattina, le agenzie hanno comunicato che dall’indagine, presentata a Roma nel corso del convegno “Energie per il domani. La scuola italiana: valori e consapevolezza a servizio dei giovani e del Paese”, è scaturito un voto medio dei docenti all’impianto di riforma di appena 3,6 punti su 10, da viale Trastevere non ci hanno pensato due volte prima di diramare un comunicato dai toni freddi e piccati. Il Miur ha scritto che “esiste una differenza significativa tra le ricerche e i dati Ocse-Pisa e quelli forniti dalla Swg su commissione della Cisl: solo poche ore fa – ha continuato il Ministero – sono stati resi noti in tutto il mondo i risultati dell`indagine sull`andamento dei sistemi scolastici internazionali. Una rilevazione autorevole e oggettiva secondo cui aumenta la qualità della scuola italiana, che dopo anni inverte un trend negativo e torna a guadagnare posizioni. Evidentemente a qualche sindacato (il riferimento alla Cisl appare chiaro ndr) è venuto il mal di pancia, ma soprattutto ha visto crollare tutti gli slogan scanditi in questi anni”.
Mettere i due studi sullo stesso piano, tuttavia, è sembrato una forzatura: mentre l’Ocse si è soffermata, come fa dal 2000, sulle competenze degli studenti 15enni, lo studio Swg ha puntato dritto alla soddisfazione dei docenti. I quale hanno detto di provare insofferenza verso le riforme principalmente per tre fattori: l’aumento del numero di alunni per classe, la riduzione delle ore e l’introduzione del maestro prevalente nella scuola primaria. Senza contare che, sostengono sempre i docenti, i tagli imposti dalla recente riforma stanno mettendo a repentaglio la qualità dell’offerta formativa e cancellando qualsiasi visione prospettica. Secondo i docenti mancano poi strumentazioni e strutture adeguate per far funzionare al meglio `la macchina scolastica’. Tanto è bastato perché la Cisl, annoverata negli ultimi mesi dal Ministro, anche nelle conferenze stampa, come uno dei sindacati più moderni e di buon senso, passasse nella “lista nera” delle organizzazioni ferme su “posizioni vecchie, ormai superate”.
A sostegno del Miur si è mossa anche la maggioranza: in particolare il presidente della commissione Cultura della Camera, Valentina Aprea (Pdl), che ha definito “inqualificabile il giudizio di Scrima“, reo di aver valutato “negativamente l’operato del ministro Gelmini, che al contrario – ha sottolineato Aprea – ha saputo coniugare rigore e qualità puntando su un rinnovato impegno dei docenti e scuole. Strumenti quali il merito, il voto in condotta, nuovi ordinamenti, progetti sperimentali, sistemi premianti e sistematica valutazione degli apprendimenti introdotti per la scuola dalla riforma Gelmini – ha continuato l’ex vice-ministro della Pubblica Istruzione – stanno dando i frutti sperati riconosciuti anche dalle rilevazioni internazionali. Ci chiediamo di quale scuola sta parlando Scrima“.
Pronta le replica del sindacalista tirato in causa: “il pregiudizio – ha fatto sapere il segretario dela Cisl Scuola – gioca sempre brutti scherzi. Non si può spiegare altrimenti la girandola di dichiarazioni con le quali, prendendo fischi per fiaschi, l’on. Valentina Aprea e altri – devotamente a seguire – coprono di contumelie la Cisl, a causa di una ricerca che non hanno letto e che, a loro dire, darebbe della scuola una rappresentazione sbagliata e falsa”. Scrima ha ribattuto anche alla tesi esposta dal presidente della commissione Cultura, che aveva citato i recenti dati Ocse per sostenere che la scuola durante il governo Berlusconi ha fatto registrare chiari miglioramenti: l’on Aprea sostiene che sono stati centrati “grazie a questo Governo, senza sapere, forse, che quei dati si riferiscono agli inizi del 2009, quando l’esecutivo era da pochi mesi in carica”. Il segretario di comparto si è poi soffermato sul fatto che “nello stesso equivoco inciampa – per doverosa imitazione? – il vice presidente della stessa Commissione, on. Paola Frassinetti, che ci accusa tra le righe di difendere ‘privilegi e interessi’. Sorpassa tutti l’on. Stracquadanio, che se la prende con i docenti ‘fannulloni’, costretti finalmente – così dice – a lavorare. A tutti – ha continuato Scrima – vorremmo rivolgere un invito: leggersi la ricerca che la Cisl Scuola ha commissionato alla Swg, presentata oggi in un incontro che ha visto i pregevoli interventi di Giuseppe De Rita e Pier Luigi Celli. Scopriranno che si tratta di un’indagine che parla d’altro, parla degli insegnanti italiani, nel tentativo di capire meglio chi sono e cosa pensano di sé, del loro lavoro, della loro scuola, del loro paese. Vi troveranno certamente quel giudizio critico sulla politica scolastica che tanto li irrita, ma di cui solo loro riescono a stupirsi”.
Cosa succederà ora? Difficile dirlo. Di sicuro, però, non sarà facile ricucire lo ‘strappo’: il leader Bonanni, presente al convegno del 10 dicembre, aveva promesso una grande manifestazione in autunno per sensibilizzare il Governo. La vicenda dello sblocco degli scatti di anzianità, andata in porto, anche grazie al segretario generale Cisl, nel ruolo di abile mediatore col ministro Tremonti, ha poi preso il sopravvento. E così è andata anche per gli altri sindacati firmatari del contratto (Uil, Snals e Gilda). Ad organizzare manifestazioni e scioperi (quasi sempre di un’ora) è rimasta la Flc-Cgil (assieme ai sindacati di base, con pochi iscritti, e le associazioni). Ora però il quadro è cambiato: con gli scatti sono (quasi) al sicuro e quelle che sembrano più che delle semplici scaramucce, le probabilità che ci si avvia verso un inverno “caldo” sono in deciso aumento.