Da parte di chi non ha alcuna passione particolare per la tecnologia pur usandola e di chi ritiene insostituibili sia le lezioni in presenza sia il libro cartaceo, tre considerazioni, positive, su questa esperienza di didattica online. Mi concentro sul positivo trascurandone volutamente tutti gli aspetti negativi e tutti i risvolti anche contrattuali che essa prevederebbe.
Sono le stesse riflessioni che intendo condividere con i colleghi durante l’imminente collegio docenti del mio istituto, un’altra occasione per sottolineare che anche le riunioni collegiali via Google Meet presentano numerosi vantaggi rispetto alle accaldate e spesso troppo rumorose riunioni in presenza.
Sugli aspetti positivi della DAD:
- l’elogio della lentezza. Nel mondo della velocità, in cui tutto è scalpitante e rombante come scriveva Calvino, assegnare compiti che prevedano un tempo più lungo e disteso per il loro svolgimento ha giovato a molti studenti che nel tempo ordinario, pur impegnandosi, ottenevano risultati più scarsi;
- il focus sulle priorità. La necessità di condensare le lezioni e la assenza di tutte quelle attività che solitamente interrompono la prassi ordinaria delle lezioni mattutine, ha consentito di svolgere tutti gli argomenti previsti e di svilupparne le relative competenze anche in un numero di ore inferiore rispetto al calendario ordinario.
- l’inganno della tecnologia. Per anni ci siamo detti che l’uso del digitale, con le sue infinite possibilità, ci avrebbe avvicinato al mondo degli early adopters o della I-generation, quelli che un tempo erano i nativi digitali. La tecnologia ci avrebbe permesso di rivoluzionare finalmente la didattica tradizionale, superando il modello antiquato della lezione frontale. Di sicuro riproporre questo modello nella DAD è un errore, tuttavia anche per chi ha affrontato il distance learning secondo le modalità più d’avanguardia e nelle migliori condizioni di utilizzo, la conclusione è la stessa. Nessuna rivoluzione, nessuna soluzione miracolosa per quegli studenti a cui manca la voglia di impegnarsi, nessuna scorciatoia per imparare senza fatica e in fretta, nessuno strumento che possa sostituire la presenza anche fisica del docente. Anzi, da più parti quasi la nostalgia, talvolta anche stucchevole, della tradizionale figura del docente.
Di quell’interlocutore autorevole, per citare Simone Giusti, che resta tale sia in presenza che a distanza, come anche la DAD ci sta dimostrando.
Un altro motivo, e non secondario, per lodarne i vantaggi.
Lucetta Dodi