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Tre scioperi a novembre, il decreto scuola non cancella il precariato e stipendi sempre fermi: è solo l’inizio

Con la seconda decade di novembre, prendono il via le proteste sindacali contro il decreto legge n. 126 sulla scuola, con “misure di straordinaria necessità ed urgenza in materia di reclutamento del personale scolastico e degli enti di ricerca e di abilitazione dei docenti”, il cui testo – approvato dal CdM e approdato in Gazzetta Ufficiale fine ottobre e giunto alla Camera ad inizio novembre – arriverà in Aula il giorno 25.

Il sit-in di lunedì 11

Si parte con un sit-in organizzato unitariamente da Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams, il pomeriggio di lunedì 11 novembre davanti a Montecitorio, a partire delle ore 15,30. I motivi riguardano il mancato mantenimento degli accordi assunti dall’amministrazione ad inizio ottobre: in particolare le organizzazioni sindacali rivendicano la necessità di “salvaguardare la continuità dei Diplomati Magistrali, un sistema strutturale di abilitazioni all’insegnamento e di completare l’attuazione del Decreto Precari.

I motivi della manifestazione

I sindacati hanno spiegato che nel decreto n. 126 “manca la parte relativa alla proroga delle misure contenute nel decreto dignità sulla continuità didattica, che avevamo concordato con il MIUR nell’Intesa del 18 ottobre”.
Inoltre, insistono, “tutta la partita delle abilitazioni a regime, che è parte integrante dell’Intesa del 1 ottobre con il ministro Fioramonti, rappresenta per noi un tema urgente e irrinunciabile”.

Poi ritengono che è “necessario definire percorsi abilitanti a regime caratterizzati da una formazione in ingresso di qualità e un accesso garantito alle diverse categorie di lavoratori coinvolti: docenti con 3 anni di servizio nelle scuole statali, paritarie e nei percorsi di formazione professionale validi ai fini dell’assolvimento dell’obbligo scolastico; docenti di ruolo che vogliono abilitarsi in altra classe di concorso o per altro grado o ordine di scuola; dottori di ricerca”.

Tfa sostegno: servono più posti

I sindacati chiedono anche di essere convocati al Miur “al più presto anche per aprire il confronto sul V ciclo del Tfa sostegno, rispetto al quale vanno garantiti numeri adeguati ai bisogni della scuola e va assicurato l’accesso a tutti gli idonei del IV ciclo. Chiederemo inoltre di definire meccanismi semplificati di accesso per i docenti che hanno maturato il servizio specifico per almeno 3 anni”.

Infine, sostengono che “in vista dell’imminente avvio dei concorsi, straordinario e ordinario, vogliamo garanzie sulla possibilità di partecipare alle procedure per gli specializzandi che non hanno ancora completato la formazione, in quanto senza la loro partecipazione i concorsi per i posti di sostegno rischiano di andare deserti”.

Lo sciopero del 12 novembre

Il giorno dopo, martedì 12 novembre, le lezioni saranno a rischio, perché i docenti, assieme al personale Ata, ma anche del personale Afam e dell’università, tutti di ruolo e precari, potrebbero incrociare le braccia aderendo allo sciopero Anief.

Il sindacato ha presentato una serie di emendamenti al decreto salva-precari, ritiene importante modificare il decreto salva-precari, ma anche procedere alla stabilizzazione del personale Ata, aumentare gli stipendi del personale, affrontare il problema del sostegno e dei diplomati magistrale.

Il sindacato autonomo chiede al ministro dell’Istruzione che gli insegnanti e il personale scolastico possano decidere di rientrare a insegnare nella propria regione.

Tra gli emendamenti presentati al Parlamento, risulta anche quello sui vincoli ai trasferimenti previsti dalla vigente normativa, facendo cadere i tre anni espandibili a cinque (dal 2020/2021) di permanenza obbligata nella provincia di destinazione dell’immissione in ruolo.

Gli scioperi di fine mese

Il mese di novembre si chiuderà con altri scioperi. Mercoledì 27 è previsto quello del sindacato Feder Ata e sarà riservato al personale amministrativo, tecnico e ausiliario.

Due giorni dopo, venerdì 29 novembre, ha proclamato lo sciopero il Sisa, sindacato indipendente Scuola e Ambientein questa occasione, sarà coinvolto il personale docente e dirigente, di ruolo e precario, in Italia e all’estero.

Qualora, poi, la situazione non si dovesse sbloccare, con il decreto n. 126 sulla scuola sostanzialmente confermato rispetto a quello approdato alla Camera ad inizio mese, allora non è da escludere che anche i sindacati Confederali, assieme a Snals e Gilda, possano decidere di proclamare lo sciopero: soprattutto se dalla legge di Bilancio di fine anno – su cui pesa la poco florida situazione delle casse statali e il monito inviato all’Italia dalla Commissione Ue per far quadrare i conti – non dovessero arrivare i finanziamenti utili a rinnovare il contratto attraverso almeno 100 euro lordi, come più volte promesso dal ministro Lorenzo Fioramonti.

E le premesse non sembrano positive nemmeno sul fronte stipendiale, con i lavoratori della scuola che si ritrovano senza contratto ormai da quasi un anno.

Alessandro Giuliani

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