Una analisi completa e accurata della situazione politico-sindacale che si sta creando nei comparti del pubblico impiego è forse prematura ma un dato emerge già in queste ore: fra le tre confederazioni Cgil, Cisl e Uil non c’è accordo. Neppure di fronte alla dichiarata volontà del Governo di non dare avvio al rinnovo dei contratti i tre sindacati riescono a trovare un minimo di unità e vanno in ordine sparso verso una serie di scioperi che sembrano proclamati più per “contarsi” che per ottenere davvero qualche risultato concreto a favore dei lavoratori.
D’altra parte non va dimenticato che fra qualche mese si dovranno rieleggere le rappresentanze sindacali nei singoli posti di lavoro e la posta in gioco è alta.
E così succede che per il giorno 5 ci doveva essere uno sciopero generale proclamato dalla Cgil, spostato però al 12 dopo un incontro Cgil-Uil; la Cisl intanto ha deciso di chiamare a raccolta tutto il pubblico impiego per il 1° dicembre.
La situazione è quasi paradossale: nel giro di 10 giorni ci saranno 2 scioperi decisamente importanti che coinvolgono tutti e 3 i sindacati, ma senza nessuna forma di unità o di coordinamento.
Alla resa dei conti il Governo potrebbe avere la meglio perchè è molto probabile che – almeno nel comparto scuola – in nessuna delle tre giornate si riesca ad andare al di là del 10-12 per cento di adesioni.
Ovviamente in politica non bisogna “mai dire mai” e quindi le nostre previsioni potrebbero essere smentite dai fatti, ma al momento attuale il primo tempo della partita Renzi-Sindacati sembra concluso su un 1 a zero a favore del premier. Tutto potrà ancora capitare, anche perchè nel momento in cui il dibattito parlamentare sulla legge di stabilità entrerà nel vivo le variabili in gioco potrebbero cambiare (e non poco). Ma, almeno per ora, la vittoria di Renzi sembra decisamente piuttosto probabile.
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