"Se non saranno reintegrati i fondi tagliati dal decreto Tremonti – è detto testualmente nella nota di protesta – le nostre scuole saranno costrette ad interrompere ogni attività".
Più che una protesta, come si vede, è un grido d’allarme questo lanciato dal Consiglio Nazionale della Fism che acquista un particolare significato se si tiene conto che le scuole dell’infanzia paritarie oggi coprono il fabbisogno del 45 per cento dei bambini tra i tre e i sei anni del territorio nazionale.
Le scuole dell’infanzia della Fism sono presenti in 4.200 Comuni e accolgono 550mila bambini.
Il ministro Tremonti, in verità, come si ricorderà, aveva promesso di fare marcia indietro e di integrare i fondi tagliati. Al momento, è purtroppo altrettanto noto, non ha mantenuto le promesse. Da qui la minaccia di iniziare un’azione di protesta più incisiva di una semplice nota.
Il decreto Tremonti del 29 novembre aveva deciso ridurre di 211 milioni di euro confuto stanziato dalla legge finanziaria dell’anno precedente. Sono somme essenziali per il pagamento degli stupendi degli insegnanti e per le spese di gestione.
La Fism ricorda che le scuole non statali costano solo il 10 per cento di quanto costano allo Stato quelle statali e allo stesso Stato hanno fatto risparmiare in dieci anni la somma di 50milardi di vecchie lire.
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