Ci sembra davvero inammissibile che si possa mettere in discussione – vuoi per un cieco partito preso, vuoi per ignoranza del problema sollevato nel merito – il parere del Tribunale del Lavoro di Oristano che ha dato ragione, due giorni fa, ai lavoratori della conoscenza di Quota 96 che si sono rivolti ad esso per ottenere l’accoglimento del loro ricorso contro il Miur per andare in pensione con le vecchie regole. Accoglimento finalmente conseguito, come i lettori di «Tecnica della Scuola» ben sanno, dopo tante vicissitudini politiche e giudiziarie. È quanto viene riportato oggi da Dario Ronzoni in un’intervista Tiziano Treu, senatore di spicco del Pd, sul quotidiano on line Linkiesta.
L’intervista, diciamolo subito senza battere ciglio, trasuda alterigia, supponenza e un pregiudiziale atteggiamento di chiusura. L’esponente del Pd, anziché peritarsi di comprendere le ragioni profonde che hanno condotto il giudice al provvedimento (che intima al Miur di disapplicare la circolare ministeriale in cui si vietava a questi lavoratori di andare in pensione con le regole ante Fornero), si limita a una categorica e arbitraria difesa della riforma Fornero che non sarebbe stata intaccata, bontà sua, da questa sentenza peregrina e quindi non sarebbe affatto «in pericolo». Nessuno ha mai pensato né detto, ragionevolmente, che quella iniqua e odiosa riforma previdenziale, votata anche dal Pd lo scorso dicembre, dovesse essere annullata.
Si trattava solo di rimodularla a favore dei professionisti della scuola per i quali ciò che conta per andare in pensione è l’anno scolastico e non l’anno solare. Il governo ha commesso un grave errore a cui si è finalmente rimediato. Perché mai dunque si dovrebbe dire, senza rispetto per il potere giudiziario e per questa categoria di lavoratori, che il giudice avrebbe interpretato «male e in modo molto strano» la norma contenuta nell’articolo 24? Il fatto che si tratti, per ora, di un caso singolo, nulla toglie alla liceità della scelta di un magistrato che accoglie, finalmente, un diritto dei lavoratori. Da che parte sta il senatore Treu?
A questo punto, salvo abbagli agostani, ci sembra di poter inferire di primo acchito una cosa ben precisa: nel Pd sussistono due linee politiche che si accavallano e addirittura si contraddicono. Una è quella delle due deputate Mariangela Bastico e Manuela Ghizzoni, le quali continuano ad operare a favore dei lavoratori della scuola, docenti e Ata, auspicando per loro, dopo la cocente sconfitta politica della spending review, un nuovo corso per restituir loro dignità in sede giudiziaria.
L’altra è quella del senatore Treu che, pur ammettendo alla fine della citata intervista il sacrosanto principio dei ricorsi visto che non viviamo (per nostra fortuna!) in un «regime totalitario», si mostra invece del tutto estraneo alle sorti dei professionisti della conoscenza, dimentico delle motivazioni che li hanno spinti a rivendicare un diritto e non un privilegio, pronto a difendere a spada tratta, senza nemmeno avere la sensibilità di capire o di approfondire la questione, una riforma che non ha sicuramente congegnato lui ma nella quale, con moltissima probabilità ed evidenza, si riconosce per intero.
Se così fosse, e qualora non ci fosse una smentita ufficiale da parte dei suoi vertici, il Pd avrebbe finalmente svelato, per bocca del senatore Treu, le sue scelte politiche contro i diritti basilari dei lavoratori della conoscenza, e gli elettori che appartengono al vasto mondo dell’educazione, tradizionalmente vicini a questo partito, dovrebbero ormai sapere come comportarsi alle prossime elezioni.
Giuseppe Grasso
Riceviamo l’articolo di cui sopra dal prof. Giuseppe Grasso che è fra i promotori del Comitato "Quota 96" e il cui scritto, essendo di interesse di molti lettori della Tecnica della Scuola e avendo la nostra redazione a lungo trattato l’argomento, pubblichiamo volentieri (P.A.)
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