Dal prossimo anno scolastico il dialetto veneto, in generale, e trevigiano, in particolare, sarà regolarmente insegnato in una scuola primaria non statale di Treviso, gestita dalla Cooperativa sociale “Insieme si può”.
Si partirà dalla prima classe e sarà utilizzata la quota del 15 per cento del curricolo locale, per un totale complessivo di trenta ore annue.
Si partirà dalla prima classe e sarà utilizzata la quota del 15 per cento del curricolo locale, per un totale complessivo di trenta ore annue.
Per la dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, Maria Giuliana Bigardi: “Dimenticare le proprie radici è sempre sbagliato. Conoscere le proprie tradizioni dà ragione della nostra identità. L’iniziativa è lodevole. Deve però servire unicamente da confronto con altre culture e con la lingua attuale. L’obiettivo deve essere quello della riscoperta delle proprie radici”.
Accanto all’italiano, alla storia e alla matematica, alla lingua inglese, si tratterà infatti di conoscere e familiarizzare con il dialetto locale, che ormai tanti alunni non conoscono più.
I promotori dell’iniziativa non nascondono le difficoltà e le insidie che potrebbero celarsi dietro il “nuovo” insegnamento.
Precisa Luigino Smaniotto, direttore del terzo circolo didattico di Treviso: “Uno studio sulla cultura locale non è affatto da scartare. Ma in certe classi con un’alta percentuale di alunni stranieri sarà arduo proporre la lingua veneta. Però è vero che il dialetto ormai si sta perdendo. Di anno in anno – aggiunge Smaniotto – mi accorgo che sempre meno bambini lo conoscono. Credo comunque che sia illusorio pretendere di insegnare il dialetto nell’ambito di un discorso puramente linguistico. Deve piuttosto diventare l’espressione di una cultura e di una tradizione”.