Un esercito di 1.045.000 minori italiani in totale indigenza, il triplo rispetto ai 375 mila del 2008 e il doppio se confrontati con i 523mila del 2011.
Vivono in prevalenza in famiglie con un solo occupato e con a capo una persona con basso titolo di studio equamente divisi tra Nord e Sud.
Le commissioni Bilancio di Camera e Senato stanno esaminando questi drammatici dati forniti dall’Istat sugli effetti prodotti dalla crisi economica dal 2008 al 2014
La quota di povertà assoluta più elevata, l’11,2% si registra tra i minori di età compresa tra i 14 e i 17 anni che toccano quota 291 mila. Tuttavia, poiché i minori tra i 7 e i 13 anni sono più numerosi, è in questa classe di età che si stima il numero maggiore di ragazzi in completa indigenza: l’incidenza è al 10,3%, per un totale di 407 mila minori. Più contenute le incidenze e il numero dei bambini in povertà assoluta tra i più piccoli: 9,6% fino a 3 anni, 8,1% tra 4 e 6 anni, per un totale di 193 mila e 155 mila rispettivamente. Ma sono i minori di famiglie straniere a denunciare il disagio maggiore: oltre un terzo è in povertà assoluta (il 37,3%, per un totale di 406 mila minori) anche se non meglio se la passano le famiglie miste (19,8%; 84 mila) che nel freddo linguaggio dei numeri si traduce in un ‘esercito’ di 430 mila ragazzi.
E ritornando al livello di istruzione, l’Istat annota ancora come la quasi totalità dei minori in povertà assoluta abbia i genitori con un grado di istruzione non elevato, nel 97% dei casi al più il diploma di scuola media superiore mentre la maggioranza ha un solo genitore occupato (60%), per lo più con un basso profilo professionale. Feroce resta il livello degli abbandoni scolastici, sebbene in diminuzione, che tocca ancora il 15% a fronte di un valore medio europeo dell’11,1%: nel Mezzogiorno uno studente su 5 non raggiunge il diploma di scuola superiore.Ad incidere ovviamente sulla situazione di povertà assoluta delle famiglie il numero di figli: la maggiore diffusione, osserva ancora l’Istat, si osserva in presenza di almeno tre figli minori; in questo caso, infatti, quasi un quinto delle famiglie, il 18,6%, si trova in questa condizione; un’incidenza doppia rispetto a quella registrata nelle famiglie con due minori e tripla rispetto alle situazioni in cui il bambino è solamente uno. (Adnkronos)
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