Troppe assenze fra i senatori della circoscrizione estero al voto di fiducia.

“A parte la legittima libertà di scelta di ogni parlamentare di adeguarsi o dissentire dalle indicazioni del proprio gruppo in aula, in virtù della tanto citata ma spesso trascurata assenza del vincolo di mandato, ci sarebbero in questo caso almeno due altre importanti considerazioni da fare:
1) che la particolare sensibilità dei quattro senatori in questione sembra essere scattata sia per l’ormai nauseante abuso della decretazione d’urgenza, anche quando particolare urgenza non c’è, sia per la conseguente raffica di votazioni di fiducia, che riduce enormemente, quando non azzera, l’esame parlamentare della legislazione, al punto che si può dire non esistere più legge d’iniziativa parlamentare;
2) che almeno questa potrebbe essere l’occasione utile a sbiadire e sfatare, una volta per tutte, il comune cliché del parlamentare eletto all’estero schiavetto di un partito o movimento al quale poco o punto interesserebbero le reali istanze degli italiani nel mondo.
Nel decreto legge sulla Spending Review non manca certo materia di dissenso per i rappresentanti della circoscrizione Estero. Basta ricordare la bocciatura sistematica già in commissione di qualsiasi emendamento tendente a razionalizzare la spesa delle politiche per gli italiani all’estero e gli ulteriori tagli e compressione nel già falcidiato bilancio del Ministero degli Affari Esteri.
Di fronte alla chiusura netta ad ogni pur minimo miglioramento di strumenti, strategie e risorse per la tutela di immagine, esigenze e interessi della presenza italiana nel mondo, non è neppure da escludere in futuro una presa di posizione ufficiale unanime dei 18 parlamentari eletti all’estero (12 deputati e 6 senatori), indipendentemente dai rispettivi gruppi politici d’appartenenza, su proposte di legge attinenti alle istanze dei nostri concittadini fuori dai confini nazionali, da scuola e lingua all’assistenza diretta e indiretta, ai programmi culturali, ai servizi consolari, all’informazione. Il governo dei tecnici, accanto alla preziosa opera di risanamento economico che ha condotto e continua a portare avanti, ha per un altro verso dimostrato freddezza e insensibilità verso quei milioni di italiani all’estero che di fatto sono tenaci, generosi ed energici promotori del Made in Italy e dell’immagine di un Paese democratico (quando è davvero democratico)”.

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