Ai primi di dicembre quasi e ancora ci sono scuole senza docenti. La denuncia viene riportata dalla Stampa, secondo la quale questo sarebbe il risultato del mix tra le varie fasi delle assunzioni dello scorso anno in associazione con il piano straordinario di mobilità e le migliaia di rientri al Sud (con le assegnazioni provvisorie) dei docenti che avevano avuto un posto a Torino.
E infatti, spiega il quotidiano, all’ennesima convocazione in cui «in palio» c’erano ancora 65 posti, si sono presentati in pochi. Nella scuola primaria i posti da coprire sono ancora 339, 230 dei quali di sostegno. Alle medie e alle superiori i vuoti sono a macchia di leopardo e in particolare toccano le materie scientifiche: i prof sono «esauriti», non ce ne sono.
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Le situazioni più gravi sono nelle sedi più disagiate e i presidi stanno facendo di tutto per sistemare le classi in attesa della nomina annuale, attingono alle graduatorie d’istituto (ormai pressoché vuote) e dalle «mad», le «messe da disposizione», cioè i laureati che si offrono alle scuole e che però spesso vivono in altre regioni e non rispondono.
Ci sono però condizioni oggettive: le graduatorie dell’area scientifica sono esaurite, poi spesso si tratta di coprire spezzoni di cattedre da 12 ore e i docenti in graduatoria che risiedono al Sud a queste condizioni non accettano di trasferirsi.
A Torino, scrive La Stampa, si sono fatte 1700 nomine annuali sulle oltre 2000 necessarie, i posti lasciati dagli insegnanti di ruolo assunti l’anno scorso e tornati al Sud. Ma non è bastato perché qui non ci sono abbastanza insegnanti.
«Il 5 dicembre non sarà solo il giorno dopo il referendum, ma anche – dichiara il sindacato – quello in cui il Tar del Lazio stabilirà se molti degli inserimenti con riserva nelle graduatorie ad esaurimento dei maestri diplomati prima del 2001, moltissimi dei quali immessi in ruolo, saranno confermati. A Torino sono almeno 2000. Se la camera di consiglio dovesse essere sfavorevole sarebbe un disastro a cascata».
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