Si tratta quasi di una ecatombe: questa la metafora con cui la stampa nazionale commenta i dati relativi agli esiti del concorso nazionale per la scuola primaria, dentro le cui maglie ci sono stati sette bocciati su dieci agli esami scritti e a cui sarà quindi preclusa la prova orale.
La correzione degli scritti è ancora in corso per 4 regioni (Sicilia, Sardegna, Toscana ed Emilia Romagna), ma per le altre la prima parte dell’esame ha letteralmente decimato migliaia di iscritti.
Su 37.838, solo 11.102 sono stati ammessi alla prova orale, mentre si assiste al paradosso, che farà discute ancora molto, che molti dei candidati bocciati sono supplenti in quelle scuole primarie che l’esito del concorso ha loro precluso.
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Aspiranti docenti somari o commissioni troppo severe? Scrive La Repubblica che però fa parlare una maestra abilitata nel 1990 e bocciata in Puglia: «È stata una farsa. Dopo avere scritto buona parte delle sei risposte, si è spento il computer e il testo non è stato salvato. L’ho fatto presente alla commissione e mi hanno detto “peccato”».
Dice invece una docente che il concorso lo ha vinto: «Non è stato semplice: il tempo era pochissimo e le domande molto specifiche. Serviva una preparazione solida. Per non parlare delle domande in Inglese. Il mio è un livello B2 e ho risposto senza troppi problemi, ma la comprensione del testo era abbastanza complessa».
In Sicilia, pubblica Italia Oggi, su 6.300 candidati che hanno fatto lo scritto sono passati all’orale in 730, neanche il 12%. A disposizione ci sono 1.096 cattedre a tempo indeterminato. Se tutti i candidati dovessero superare l’orale, resterebbero comunque scoperti 366 posti, circa il 33%.
La selezione in Sicilia in quanto a risultati finora (altre tre regioni devono ancora completare le correzioni) è seconda solo alle Marche, che ha registrato il 91% di bocciature. Il risultato migliore in Veneto, dove è stato fermato agli scritti poco meno del 50% dei candidati. In media, dicono i dati all’esame del Miur, il 70% non ce l’ha fatta.
Reciproche le accuse: per i candidati, prove complicate, in particolare per l’accertamento delle competenze linguistiche. Per alcuni commissari, invece, si tratterebbe di esami che hanno riscontrato profonde lacune di base.
«Ci siamo trovati davanti a errori grossolani – ha spiegato un commissario che ha voluto rimanere anonimo –: ci hanno colpito soprattutto gli errori grammaticali. Erano troppi, troppo banali e troppo diffusi. Stiamo parlando di errori che molto spesso vengono corretti anche ai bambini delle scuole elementari, le stesse in cui queste maestre sarebbero dovute andare ad insegnare».
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