Troppe polemiche: non si farà il progetto “Allenati per la vita”, che avrebbe permesso ad un migliaio di studenti delle scuole superiori della Lombardia di acquisire crediti formativi seguendo un mini-corso comprendente materie come “cultura militare”, “armi e tiro” (con visite al poligono e esercitazioni di con arco e pistola ad aria compressa), e “difesa nucleare, batteriologica e chimica”. A dare la notizia della rinuncia all’attuazione del protocollo d’intesa, sottoscritto a settembre tra l’Usr ed il Comando dell’Esercito della Lombardia, alla presenza dei ministri Gelmini e La Russa, sono stati gli istruttori volontari dell’‘Unione nazionale ufficiali in congedo’: coloro che si erano presi l’impegno di tenere le particolari ‘lezioni’.
Il 18 ottobre sul sito della sezione lombarda dell’Unuci si è appreso che “il protocollo è stato sospeso a causa delle strumentalizzazioni politiche che hanno seguito l’annuncio e che sono culminate con l’assalto alla sede Unuci di Milano, operato da facinorosi che non possono essere sicuramente definiti studenti”.
Le decisione è giunta dopo che nelle ultime settimane i toni della protesta avevano raggiunto livelli sempre più alti: della vicenda si era occupato anche il settimanale cattolico “Famiglia Cristiana”, che aveva attaccato l’iniziativa parlando di “scelta che sa di antico“. Il Partito Democratico e le associazioni pacifiste avevano parlato di “iniziativa diseducativa” attraverso cui gli studenti vengono chiamati “cadetti” e le squadre “pattuglie“. Dura era stata anche la posizione sulla vicenda anche del sindacato autonomo di polizia (Sap): “piuttosto che addestrare gli studenti a scenari di guerra – ha detto il segretario nazionale Nicola Tanzi – noi preferiamo lavorare per portare nelle scuole la formazione alla legalità. Il progetto (…) rappresenta l`ennesimo segnale sbagliato di una politica che taglia fondi a poliziotti e carabinieri per investire in discutibili e inutili progetti di formazione militare delle giovani generazioni“.
Ed ora che il protocollo viene bloccato sul nascere, si moltiplicano le dichiarazioni di soddisfazione. Anche a livello locale. “Apprendiamo con soddisfazione che il corso di armi, tiro e cultura militare promosso per le scuole superiori della nostra regione, con il benestare dei ministeri della Difesa e dell`Istruzione, è stato sospeso“, ha detto Chiara Cremonesi, consigliera lombarda di Sinistra Ecologia Libertà (Sel), dopo aver presentato un’interrogazione al Consiglio regionale sulla questione del patrocinio dei corsi: “la nostra opposizione in Consiglio e la mobilitazione degli studenti hanno ottenuto un risultato importante, confidiamo ora che sulla questione sia fatta la dovuta chiarezza“. Intanto, dopo un lunghissimo iter parlamentare, durato oltre due anni, il 18 ottobre il ddl lavoro è diventato legge: l’Aula della Camera ha approvato, in settima lettura, il provvedimento che il 31 marzo il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva rinviato alle Camere con messaggio motivato in cui aveva sottolineato alcune criticità, tra cui l’estrema eterogeneità di un testo, inizialmente di 9 articoli, lievitato a 50 articoli. Tra le novità c’è anche l’apprendistato al posto dell’ultimo anno di scuola dell’obbligo: gli alunni, in pratica potranno cominciare a svolgere attività aziendale formativa con il compimento del 15esimo anno.