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Troppi 110 e lode. Il 3+2 sotto esame

Come sempre esistono, scrive La Stampa,  alcune differenze tra nord a sud. Nel nord ovest nel 2013 ad ottenere 110 e lode è stato il 28% degli studenti, nel Nord Est il 32% mentre in Sicilia e Sardegna una studentessa o uno studente su 2 hanno concluso il loro ciclo universitario con 110 e lode. Al Sud è andata un po’ peggio: il 44%, cioè quasi la metà e al centro il 42%.  

Troppi generi oppure i professori sono all’improvviso diventati tutti facili nei voti?

A raggiungere il 110 e lode è stato il 16,64% nelle isole, un po’ più del 10% nel Nord-Ovest e il 12,55% in tutt’Italia. Più o meno le stesse cifre che si registravano tredici-quattordici anni fa quando ancora era in vigore il vecchio sistema. 

Se si vanno a considerare i voti dal 106 al 110 la tendenza a terminare gli studi universitari con un voto alto è ancora più evidente: il 26% nelle isole e al sud, il 29 e 30% nel resto d’Italia. Questo vuol dire che nelle isole a terminare gli studi con più di 106, quindi con un voto alto, sono quasi 8 ragazzi su 10, al sud e al centro 7 studenti su 10, al nord-est più di 6 studenti su 10, e al nord-ovest più di 5 su 10. 

Luigi Berlinguer, ex ministro della Pubblica Istruzione e padre di questa riforma che a partire dal 2000 ha rivoluzionato le lauree, indica proprio nei voti alti la conferma della sua bontà, come pure Andrea Lenzi, presidente del Cun, il Consiglio Universitario Nazionale.

Meno convinti sono Luigi Biggeri, ex presidente dell’Istat e del Comitato per la Valutazione del Sistema Universitario, ora professore di Statistica alla Luiss, e Paola Potestio, docente di Economia all’Università di Roma 3 che ha pubblicato nel settembre del 2013 uno studio in cui spiega come la riforma sia ben lontana dall’aver ottenuto i benefici che si prefiggeva. E i voti, dal suo punto di vista, non sono che la conferma di questo fallimento.  

Pasquale Almirante

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