Schiaffi, urla, offese, strattoni, costrizioni per mangiare: è il triste filo conduttore che ha come protagonisti gli insegnanti e come vittime i loro alunni.
Di notizie di questo tenore, purtroppo, l’8 marzo ne abbiamo intercettate ben tre in pochissime ore.
Con gli allievi a subire. E i “carnefici”, è assurdo solo pensarlo, i loro insegnanti. Quelli a cui le famiglie affidano la loro cosa più cara.
Descriviamo, brevemente, la dinamica degli ultimi fatti. Che, è bene ricordarlo, non rappresentano di certo una categoria composta da 760mila docenti. Ma pongono più di un interrogativo.
Il primo caso ha preso il via lo scorso autunno, quando i genitori di una classe quinta di una scuola primaria di Oppido Mamertina, nel reggino, notarono la presenza di strani lividi sul corpo dei loro figli: si sono rivolsero ai carabinieri per fare chiarezza. Ed è così che i militari hanno scoperto che due maestre erano solite insultare e colpire i loro alunni “rei”, magari, soltanto di non essere rimasti seduti composti al banco.
L’indagine dei carabinieri, coordinata dalla Procura, si è conclusa con un provvedimento di sospensione dall’insegnamento per sei mesi emesso dal gip e notificato, nella giornata internazionale delle donne, alle due maestre, M.C. e B.S., entrambe di 49 anni.
I militari avevano infatti installato delle telecamere nascoste nell’aula della scuola.
E dai filmati tutto è apparso nella sua evidenza: secondo l’accusa, le due docenti, ignare di essere monitorate, durante le lezioni maltrattavano i loro alunni, offendendoli, minacciandoli e urlando contro di loro per costringerli ad assumere posizioni “composte” al banco.
In alcuni casi si vede anche come le due andassero oltre le parole, avvicinandosi con fare minaccioso ai bambini e colpendoli con violenti schiaffi al volto.
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In alcune circostanze, inoltre, le insegnanti costringevano gli alunni ad uscire dall’aula a forza di spinte per poi farli rientrare in fila indiana accompagnati dalle minacce di ulteriori maltrattamenti.
Le altre due notizie riguardano le decisioni prese dal giudice: a Terni è stata rinviata a giudizio un’insegnante di 48 anni, accusata di maltrattamenti nei confronti degli alunni di una scuola materna dell’Orvietano.
La vicenda era emersa nell’aprile scorso, quando il gip aveva emesso una misura cautelare di sospensione di nove mesi della maestra, indagata dagli agenti del commissariato di Orvieto dopo la segnalazione, risalente a pochi mesi prima, di alcuni genitori.
La donna, secondo le indagini portate a termine anche con l’uso di microtelecamere installate nella sua classe, avrebbe vessato i propri alunni, abusando dei mezzi di correzione e disciplina, attraverso reiterati episodi di violenza e umiliazione.
Quattro genitori si sono costituiti parte civile nel procedimento, oltre al ministero dell’Istruzione, che è stato chiamato in causa anche come responsabile civile. La maestra è tuttora sospesa dal servizio in base ad un provvedimento dell’Ufficio scolastico.
Il processo nei suoi confronti prenderà il via il prossimo 20 novembre. “Nella fase dibattimentale emergerà l’innocenza della mia cliente, per questo non abbiamo chiesto riti alternativi”, ha commentato il legale dell’insegnante, Emilio Festa.
Nel cagliaritano, invece, una maestra M.G.P., ha patteggiato l’accusa di maltrattamenti, poi trasformata in abuso dei mezzi di correzione, sui bambini della scuola dell’infanzia di Uta (Cagliari), dove svolgeva servizio: il giudice l’ha condannata a dieci mesi di reclusione, con pena sospesa.
Secondo la denuncia presentata da alcuni genitori, la maestra avrebbe umiliato alcuni bambini, strattonandoli e costringendoli a mangiare con la forza tanto da far provocare loro dei conati di vomito. Anche in questo caso, dopo la segnalazione la Procura aveva fatto installare delle telecamere nell’asilo.