Si è molto discusso, in questi giorni – e anche La Tecnica della Scuola lo ha fatto – del rapporto di Save the children Italia, secondo cui negli ultimi anni si è assistito a un notevole incremento delle bocciature alla fine del primo anno della secondaria di secondo grado, tanto nei licei che negli istituti tecnici e professionali.
Ragioniamo ancora su questo dato: oggi il sistema scolastico italiano soffre, a nostro avviso, di orientamento prematuro e frettoloso. Prematuro perché non è semplice avere le idee chiare a tredici anni. La tendenza sarà quella di seguire il compagno del cuore e non le proprie passioni, oppure prevarrà l’idea dei genitori, secondo i quali la scuola più vicina è spesso la migliore. Frettoloso in quanto il più delle volte, in uscita dalla media, si consiglierà il liceo classico o lo scientifico ai ragazzi che vanno bene nelle materie umanistiche e scientifiche, i tecnici o i professionali agli altri.
Non è un caso se in molti istituti superiori si registra nelle prime classi, tra settembre e novembre, un calo fisiologico degli studenti iscritti di almeno il dieci-quindici per cento. Sono tutti ragazzi che hanno capito in ritardo di non essere nel corso di studi giusto per loro e chiedono il nulla-osta.
Sono sempre più numerosi, per fortuna, i Collegi dei docenti che esprimono la loro disapprovazione verso le bocciature al primo anno, considerando che i primi due anni (il primo biennio, per l’appunto) debbano essere considerati come un unico segmento che consenta a tutti di superare l’inevitabile stress del passaggio dalla media alle superiori, di maturare le proprie inclinazioni, di integrarsi nella nuova classe-comunità, ciascuno con i propri ritmi e modalità.
Proprio per questo sarebbe opportuno, a livello sistemico, fare in modo che la scelta degli studi superiori di specialità si faccia non a tredici ma a quindici anni, alla fine di un biennio comune in cui i ragazzi abbiano la possibilità di seguire un corso di studi à la carte, con materie obbligatorie e materie opzionali per testare, sul tempo lungo di un biennio, le proprie attitudini.