Maurizio Parodi, dirigente scolastico, autore di ”Basta compiti”, non lo manda a dire a quei prof che caricano di compiti per casa i ragazzi durate le vacanze di Natale: “Non è così che si impara e gli adulti sono bambini andati a male”.
Da qui un pressante invito a studenti e genitori “a una sorta di sciopero dei compiti delle vacanze, suggerendo ”il ricorso a misure di protezione del minore, e autodifesa della famiglia, a partire dalla consegna ai docenti di una dichiarazione del diritto alla vacanza”.
Una informativa ai docenti in cui si spiega il perché non verranno svolti i compiti assegnati.
”I compiti per le vacanze – spiega Parodi all’Adnkronos – sono una contraddizione in termini, un assurdo logico, ancor prima che pedagogico, giacché le vacanze sono tali, o dovrebbero esserlo, proprio perché liberano dagli affanni feriali. Nessun’altra categoria di lavoratori (e quello scolastico è un lavoro molto impegnativo, talvolta alienante e per giunta non retribuito) accetterebbe di prolungare nel tempo libero, e meno che mai di svolgere durante le ferie, compiti professionali imposti”.
”Ma è del tutto normale – evidenzia – che a una simile pretesa debbano assoggettarsi gli scolari: ‘perché si esercitino e non dimentichino tutto quello che hanno imparato’. Evidentemente si ritiene che gli apprendimenti avvenuti durante l’anno scolastico (soprattutto con lo studio domestico) siano davvero ben poco significativi. In effetti, è proprio così: pare accertato che la ‘permanenza’ delle informazioni apprese attraverso l’insegnamento e lo studio domestico non superi i tre mesi (e che il 70% delle conoscenze sia oggi acquisito al di fuori della scuola) – in altre in altre parole: si impara sempre meno a scuola e si dimentica sempre più in fretta ciò che a scuola si impara”.
Non solo, spiega ancora il dirigente scolastico, non è detto che i ragazzi ”amministrino razionalmente i compiti delle vacanze, e si affliggano con metodo, ripartendo con rigore matematico il lavoro complessivo nei tanti giorni a disposizione in un edificante esercizio di quotidiana mortificazione”, anzi, ”gli studenti più astuti, volitivi, capaci esauriscono nei primi giorni tutti i compiti assegnati, dedicandosi poi con sollievo al godimento della meritata libertà”.
“I meno saggi, i più pigri, i più svogliati – prosegue Parodi – rinviano quotidianamente l’impegno, che in questo modo li assilla per tutta la durata delle agognate vacanze, ‘riducendosi agli ultimi giorni’, durante i quali si impegnano in un tour de force che difficilmente esonera i familiari”.
Parodi suggerisce quindi ”il ricorso a misure di protezione del minore, e autodifesa della famiglia, a partire dalla consegna ai docenti di una ”dichiarazione del diritto alla vacanza”” e ne formula
una bozza del diritto alle vacanze:
”Con la presente – si legge nella ‘dichiarazione’ redatta da Parodi – informo che mio figlio non svolgerà i compiti assegnati per le vacanze, perché come tutti i lavoratori (e quello scolastico è un lavoro oneroso e spesso alienante) ha ”diritto al riposo e allo svago” – diritto inalienabile sancito dall’Articolo 24 della dichiarazione dei diritti dell’uomo”.
E ancora ”perché le vacanze sono degli studenti e non (solo) dei docenti, ai quali nessuno si permetterebbe di infliggere un simile castigo; perché così potrà finalmente dedicarsi, senza l’assillo di magistrali incombenze, a occupazioni creative e ricreative, dalla scuola trascurate o ignorate; – perché insieme potremo fare piccole e grandi cose, divertenti, appassionanti, quelle che l’impegno scolastico (protraendosi a dismisura oltre l’orario di lezione) non permette”.
E “perché starà con gli amici al mare, in montagna, nella natura, all’aria aperta dopo essere stato recluso per ore, giorni, mesi (interminabili) in aule anguste, disadorne, quando non addirittura squallide, asfittiche (vere e proprie aree di compressione psichica); perché leggerà per piacere e non per dovere” e, infine, ”perché giocherà moltissimo. La responsabilità di tale decisione – conclude la ‘dichiarazione – è solo mia e l’assumo in quanto legittimo esercente della potestà famigliare, perciò non potrà essere motivo di qualsivoglia azione o provvedimento, meno che mai disciplinare. Non scholae – conclude Parodi citando una frase di Seneca – sed vitae discimus”.
Commentando infine i dati Ocse, secondo Parodi, che, proprio contro i compiti a casa ha creato la pagina Facebook “Basta compiti”, che in due mesi ha registrato 1800 iscrizioni al gruppo, e ha lanciato la campagna che ha superato le mille adesioni, “sono la conferma che non vi è alcuna dimostrazione dell’utilità dei compiti a casa visto che a fronte di tanto impegno abbiamo i risultati dei diplomati peggiori d’Europa”.
E il preside ha il sostegno dei genitori democratici: meglio un buon libro
”Il coordinamento genitori democratici – sottolinea all’Adnkronos la presidente Angela Nava – è totalmente a favore di questo simbolico sciopero dei compiti”.
”Purchè ciò – aggiunge – serva a far riflettere la scuola sul suo compito educativo e soprattutto a fare in modo che non riduca i compiti delle vacanze ad una triste valutazione numerica”. Per le vacanze afferma Nava è molto più costruttivo “dare più letture e meno esercizi”, e invita gli insegnanti ”ad un maggiore equilibrio e ad incentivare la lettura, anche di romanzi, a crearsi delle occupazioni alternative alla scuola formale e a svolgere attività rilassanti e ricreative”.
Quanto ai risultati Ocse, sottolinea la presidente del Cgd, “se i ragazzi hanno bisogno di tanto studio individuale è un chiaro segno del fallimento di una scuola che non sa creare ambienti di apprendimento al suo interno ed è una scuola che di conseguenza diventa selettiva. Soprattutto nella scuola dell’obbligo – conclude – diventa necessaria una riflessione da parte degli insegnanti e del sistema tutto sul fatto che si scarica sui bambini e sulle famiglie la povertà di tempi e di spazi, le classi sovraffollate, il superlavolo degli insegnanti. Sarebbe ora di cambiare rotta”.
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