On.le Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi,
Salve, mi chiamo Leonardo e sono uno studente del secondo anno di un liceo linguistico. Le scrivo per porre alla sua attenzione una problematica di tutti noi studenti liceali e no.
Classi pollaio, scuole distrutte, stress per compiti e interrogazioni, NESSUN TEMPO LIBERO.
Il problema principale sono i compiti.
Dopo che uno studente passa sei ore a scuola e forse altrettante sull’autobus vuole solo tornare a casa per divertirsi, uscire con gli amici o comunque rilassarsi. Invece si ritrova a studiare ore e ore tutte le materie perché poi ha delle interrogazioni o verifiche, finendo poi la sera tardi e non aver fatto nient’altro oltre a studiare.
Stessa cosa succede durante le vacanze, dove i docenti assegnano tantissimi compiti e così facendo apposto di divertirci con i nostri amici o familiari ci ritroviamo a studiare.
Il 27 maggio 1991, l’Italia ha ratificato, con legge n. 176, la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che sancisce, per ogni bambino/a e ragazzo/a, “il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età” (art. 31).
La scuola sta violando un diritto di noi studenti. E noi rimanendo a studiare ore e ore su una scrivania stiamo facendo male al nostro corpo perché non riusciamo neanche a fare sport o un’attività che ci piace.
Volevo sapere quindi quando uno studente può dedicarsi al riposo e al tempo libero come la legge prescrive?
Facendo così la scuola italiana sta fallendo nell’istruzione che ci sta dando. Noi studenti usciremo dalla scuola con una preparazione minima per poi forse trovare un lavoro.
Le tante manifestazioni e le tante proteste in tutta Italia per la scuola evidenziano un esigenza di cambiare qualcosa.
Ad esempio l’alternanza scuola-lavoro, una modalità che costringe tutti gli studenti a lavorare come tirocinanti in piccole aziende o in uffici togliendo spazio e tempo alla scuola per darlo a un’attività che spesso non li migliora come lavoratori del domani.
Come fa uno studente a studiare o ad avere tempo per se deve perdere tempo a lavorare? Bisogna precisare anche che in questi lavori i studenti sono “schiavizzati” perché non vengono pagati per il tempo e il lavoro che ci mettono nell’attività.
Sembra quasi che lo Stato mettendo i ragazzi a lavorare vuole togliere il lavoro a migliaia di lavoratori che stanno cercando un posto pagato. Lo studente è lasciato totalmente a se stesso e l’unica cosa richiesta è il foglio delle presenze a fine corso, quando invece il resto della scuola funziona in altra maniera.
A scuola non basta fare presenze, bisogna sempre dare dei risultati. Gli studenti devono fare verifiche e compiti e sono visti solo come un numero anche se hanno altre capacità fuori dal complesso scolastico.
Il sistema dei voti scoraggia i ragazzi perché li mette sotto giudizio di qualcuno continuamente.
Ci sono tante materie poco pratiche e per scegliere i percorsi di studio più mirati bisogna andare per forza in una scuola superiore specifica per farle. Si dovrebbero fare corsi di base dove si imparano solo le basi di alcune materie e fare dei corsi più complessi che piacciono allo studente.
In Finlandia fino a tredici anni lo studente impara e non ci sono voti. L’attenzione è centrata su lo studente, si da più importanza alla responsabilità e alla fiducia che alle verifiche o agli esami. In Finlandia uno studente che “fallisce” è qualcuno che non ha fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità. L’apprendimento viene visto cioè come una possibilità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità. Per questo motivo gli alunni vengono divisi sia in base agli interessi, sia per livello di apprendimento.
L’obiettivo è di evitare a tutti i costi un livellamento verso il basso.
Leonardo Umberto Buceti