Categorie: Politica scolastica

Troppi esuberi, a rischio il potenziamento dell’organico

Che fine faranno i 3.500 esuberi (o forse di più) rispetto all’organico dell’autonomia ?  Potrebbero servire per coprire cattedre vacanti, con buona pace del “potenziamento”.

Stando ai dati in possesso dei sindacati, ma certamente provenienti dalle stanze di Viale Trastevere, il 2015/2016 si sta chiudendo con un bel numero di esuberi, ossia di docenti “perdenti posto” sulla propria cattedra.
Come di consueto il fenomeno riguarda prevalentemente le regioni del sud e alcune classi di concorso, come per esempio educazione fisica ed italiano.
Il problema non è nuovo e con ogni probabilità si risolverà con una riduzione di fatto dei posti di organico utilizzabili per attività progettuali o per la copertura delle supplenze.
E forse persino con una riduzione del numero dei docenti da assumere dalle graduatorie di concorso.
E’ abbastanza, probabile, infatti che – alla resa dei conti – il MEF non autorizzi tutte le assunzioni previste dal bando di concorso sulla base di un semplice ragionamento rivolto al Miur: “Che bisogno c’è di assumere altri docenti in alcune classi di concorso se addrittura ne avete a centinaia in esubero da ricollocare?”
La questione va considerata tenuto conto anche delle ricadute che avrà a partire dal prossimo anno l’applicazione del comma 65 della legge 107/2015 secondo cui “il personale  della  dotazione  organica  dell’autonomia  è  tenuto  ad assicurare  prioritariamente  la  copertura dei  posti  vacanti e disponibili”.
Nel concreto quindi il tanto auspicato “ampliamento dell’offerta formativa” previsto dalla legge 107 potrebbe progressivamente ridursi.  Nell’arco di qualche anno potrebbe anzi essere addirittura poco più che zero.
Ovviamente i sindacati tenteranno di opporsi a questa “interpretazione” della legge ma la sensazione è che i fronti sui quali si stanno spendendo sono davvero tanti, forse troppi (chiamata, “diretta” o “per competenze” che dir si voglia, bonus premiale, contratto e altro ancora) e disperdere le forze non è quasi mai una strategia vincente. 

 

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Reginaldo Palermo

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