È una differenza abissale, che nei prossimi anni è destinata a crescere. Perché nell’ultimo quinquennio le riforme sulla quiescenza, forti del fatto che nel Belpaese le aspettativa di vita media sono in perenne aumento, hanno portato l’età pensionabile dei nostri dipendenti avanti di dieci anni.
E Anief-Cisal, insiste su questi dati e precisa: sono numeri impietosi, che però a ben vedere non sorprendono. Perché sono solo la risultanza di manovre politiche che nel nostro Paese continuano a danneggiare chi lavora per una vita, costringendolo a lasciare ormai nella terza età e con assegni che per chi inizia a lavorare oggi si prospettano vicini all’assegno sociale. E la riforma della scuola non ha aiutato, perché ha lasciato fuori 180mila abilitati, che avrebbero potuto svecchiare il corpo docente.
Tuttavia di tali numeri e di tale incalzante vecchiaia dentro le nostre scuole sono tutti consapevoli, ma c’è una sorta di “ragion di stato” che a tutti i costi cerca di negare o ignorare tale problema, mentre a tanti giovani è persino negata la speranza di potere un giorno insegnare.
Ma forse c’è pure una certa ignoranza di comprensione del lavoro dei docenti, il cui “mestiere” è oggettivamente usurante e oltre i sessanta anni è assai difficile “amministrare “ una classe con 30 “facinorosi in potenza”, pronti a cogliere ogni debolezza e ogni distrazione del proprio docente.
Ma bisognerebbe spiegarlo a chi fa le leggi.
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