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Troppi prof che cambiano sede? Per la Cisl è una bufala: lo fa volontariamente solo il 2,8%

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Cambiare le regole su trasferimenti a causa dell’eccessiva mobilità di un personale scolastico iper-tutelato dai sindacati? La Cisl Scuola non ha dubbi: è un falso problema, non è così che si garantisce maggiore continuità didattica. Per dimostrarlo l’organizzazione di Francesco Scrima ha rispolverato gli ultimi dati elaborati dal sistema ministeriale che gestisce la mobilità del personale. “Col 1° settembre 2009 – spiega la Cisl Scuola – si sono trasferiti, all’interno delle diverse province, 65.129 docenti, su un totale di circa 700.000. Quindi poco più del 9%. Di questi, però, non tutti si sono trasferiti per propria scelta: 20.649, infatti, sono stati trasferiti d’ufficio, o comunque perché perdenti posto”.
Se poi si considera “che 25.000 erano i docenti assunti nell’anno scolastico precedente, il cui ‘trasferimento’ in realtà è un atto dovuto e inevitabile, consistente nell’acquisizione della sede definitiva”, la conclusione è che obiettivamente risulta “davvero esigua la quota di personale che volontariamente cambia sede: poco più di 19.000, cui vanno aggiunti i 5.454 che si sono trasferiti in una diversa provincia”.
Gli insegnanti che avrebbero chiesto di propria iniziativa di cambiare sede di servizio sarebbero quindi appena il 2,8%. Un numero che, anche alla luce dei tanti problemi che affligge la scuola, non dovrebbe preoccupare più di tanto le istituzioni. La stessa Cisl Scuola sostiene che a fronte di certe cifre non si può di certo parlare di giostra di insegnanti che vanno e vengono: il fenomeno riguarderebbe in realtà una percentuale assai contenuta, se riferito ai soli docenti di ruolo”. Il quadro cambia, eccome, se si includono nel computo i 130.000 supplenti annuali. In questo caso, infatti, la percentuale di cambi di sede assume percentuali ben diverse: non ci sono stime definite, ma è noto che la gran parte dei precari cambia sede quasi tutti gli anni. Per il sindacato, però, si tratta di “una condizione subita, certo non desiderata né tanto meno scelta”. Del resto quella dei precari è una “posizione instabile per definizione”. La conclusione, per la Cisl, è che “non è l’eccesso di tutele sindacali a creare fenomeni che sono invece generati da una politica scolastica condotta all’insegna dei tagli di organico e da un ricorso abnorme al lavoro precario”.
Difficile, tuttavia, che la precisazione del sindacato confederale abbia esito positivo: da fonti interne al ministero dell’Istruzione giungono insistenti notizie sulla volontà dell’amministrazione di cambiare il regolamento sui trasferimenti: l’intenzione sarebbe quella riservare una quota più ridotta di posti destinati ai cambi di sede, di bandire le richieste dei neo-assunti per il primo quinquennio successivo all’assunzione e, come auspica la Lega, di creare una corsia preferenziale ai docenti residenti nella sede di servizio. E anche quella delle assunzioni dei supplenti su tutti i posti vacanti rimane un sogno di difficile realizzazione.