Ci sono aggiornamenti sul caso delle famiglie di un paese in provincia di Latina che hanno deciso di far cambiare scuola ai figli perché in classe con troppi bambini di origine straniera. Come riporta Ansa, ad esprimersi è stato l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio.
L’Usr ha chiesto alla dirigente scolastica dell’istituto in questione di riequilibrare le classi prime “con l’obiettivo di ristabilire un giusto bilanciamento tra studenti italiani e stranieri”. Si era creata, infatti, una classe composta solamente da alunni indiani e bengalesi, una da albanesi e pakistani e, infine, una da soli italiani.
“Molti alunni sono extracomunitari: nella mia scuola rappresentano circa il 30%”, spiega la preside di un istituto che condivide con la scuola in questione lo stesso edificio, “così succede che i papà e le mamme italiani hanno paura che la loro presenza rallenti le lezioni a causa della non piena comprensione della lingua. Nel caso della scuola vicina alla nostra, inizialmente le classi erano miste, ma alcuni genitori hanno deciso di chiedere il nulla osta per spostare i propri figli in una sezione o in un istituto diverso”.
“Gli eventi verificatisi mi hanno profondamente rattristato per i principi ed i valori che ispirano il mio operato come persona prima e come dirigente scolastico nella pratica quotidiana” la risposta della dirigente scolastica: “In questo anno scolastico il numero degli studenti di diverse etnie iscritti alla classe prima di scuola primaria ha superato il 50%. Nelle prime settimane di settembre si è verificato un improvviso e significativo trasferimento di studenti di nazionalità italiana verso altri istituti, che ha determinato classi con la sola presenza di alunni stranieri, alterando la precedente e più equilibrata composizione delle classi prime”.
“Mai si può consentire di strutturare le classi secondo l’estrazione sociale, la religione, nè tantomeno la cittadinanza”, il commento di Ivana Barbacci, segretaria della Cisl Scuola.
“Mio figlio in questa classe non ci resta, con tutti questi stranieri che non parlano neppure italiano finirà per non imparare niente”. “Non ci resta neppure il mio”. Appena quattro giorni dall’inizio delle lezioni, i genitori di 12 alunni di prima elementare di nazionalità italiana hanno preso la drastica decisione.
Le famiglie non hanno accettato quella classe fosse composta per oltre il 50% (14-16 alunni) da bambini di nazionalità indiana, pakistana e albanese. “Questo è razzismo”, hanno denunciato le famiglie di nazionalità indiana. “Restano indietro, non possono portare avanti il programma con tutti quegli alunni che non parlano neppure italiano”, questa una delle motivazioni citata dalle famiglie.
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