Ci sono ancora problemi relativi alla formazione delle classi e alla presenza di molti studenti stranieri in alcune, tanto da renderle quasi classi-ghetto. In una scuola di Cagliari, come riporta Il Fatto Quotidiano, una dirigente scolastica è stata attaccata, per questo, da alcuni genitori.
In una sezione sono stati inseriti dodici alunni migranti e quattro italiani e in un’altra quindici allievi sardi e due arrivati da altri Paesi. Il caso è arrivato all’Usr sardo che è prontamente intervenuto, organizzando un collegio docenti per rivedere la formazione delle due sezioni e trovare una soluzione che possa garantire un maggiore equilibrio tra bambini italiani e di origine straniera.
“Si è trattato di un problema organizzativo dove i tentativi fatti, in buona fede, dalla dirigente per andare incontro alle esigenze di molti non hanno prodotto il risultato migliore. Si dovranno rivedere le formazioni delle classi in modo da rispettare i criteri stabiliti dal collegio docenti com’è previsto dalla norma. La scuola è un servizio pubblico non è à la carte. Sono fiducioso che la situazione possa essere risolta al più presto”, ha detto il direttore dell’Usr.
A sollevare la questione nei giorni scorsi sono stati proprio i genitori dei ragazzi migranti che chiedono di “non isolare i figli”. D’altro canto, invece, molte famiglie di italiani hanno minacciato il trasferimento in un’altra scuola se si dovesse decidere di rifare la composizione delle classi.
Nel frattempo si parla molto di Ius Scholae: l’apertura estiva di Forza Italia, confermata di recente dal suo leader Antonio Tajani, ma che dovrebbe tradursi in un progetto di legge e arrivare in Aula solo nel 2025, ha animato le proposte dei partiti di Centro e della Sinistra. Più Europa ha lanciato un referendum popolare che negli ultimi giorni ha fatto registrare una quantità di adesioni inaspettata (con tanto di sito internet preso d’assalto).
Troppi stranieri in classe, gli italiani non ci stanno e cambiano scuola: questo quanto accaduto in un istituto comprensivo laziale qualche giorno fa.
“Mio figlio in questa classe non ci resta, con tutti questi stranieri che non parlano neppure italiano finirà per non imparare niente”. “Non ci resta neppure il mio”. Appena quattro giorni dall’inizio delle lezioni, i genitori di 12 alunni di prima elementare di nazionalità italiana hanno preso la drastica decisione.
Le famiglie non hanno accettato quella classe fosse composta per oltre il 50% (14-16 alunni) da bambini di nazionalità indiana, pakistana e albanese. “Questo è razzismo”, hanno denunciato le famiglie di nazionalità indiana. “Restano indietro, non possono portare avanti il programma con tutti quegli alunni che non parlano neppure italiano”, questa una delle motivazioni citata dalle famiglie.
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