Un’inchiesta condotta dalla Procura di Trieste ha consentito di scoprire una grossa truffa ai danni dello Stato relativa ai Bonus 18App, il contributo di 500 euro dedicato ai neo maggiorenni introdotto dall’allora premier Matteo Renzi nel 2016.
Come riporta IlSole24Ore, i truffatori hanno carpito le identità dei ragazzi appena maggiorenni fingendosi impiegati di Uffici Anagrafe comunali e hanno utilizzato i dati accedendo abusivamente alla 18App predisponendo falsi voucher d’acquisto. Dunque hanno attivato uno SPID con le vere generalità dei ragazzi ma con un provider diverso dal fornitore del servizio Spid attivato dai giovani, e fatto acquisti da ditte complici.
Sono stati scoperti 620 casi in tutta Italia ma il numero è in aumento. La truffa si aggira sui 300 mila euro. Gli ordini di servizi e materiali venivano successivamente validati dalla società incaricata dal Ministero che, indotta in errore, disponeva i bonifici, effettuati su un conto corrente di una banca triestina, con contestuale esaurimento dei bonus di 500 euro spettanti ai raggirati.
Il pm titolare dell’inchiesta ha così tempestivamente emanato un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, convalidato dal Gip e confermato dal Tribunale del Riesame, grazie al quale si è evitato che la somma ancora giacente, oltre 160 mila euro, finisse nella mani dei truffatori.
Si ritiene che la truffa informatica sia vastissima, ai danni del ministero della Cultura e di almeno 620 ragazzi appena maggiorenni residenti in tutta Italia. Secondo i Carabinieri, il numero dei ragazzi truffati aumenta progressivamente e potrebbe arrivare a un migliaio di adolescenti.
Qualche mese fa abbiamo parlato di truffe connesse al Bonus Cultura. Secondo un’indagine de La Repubblica, spopolano tra gli adolescenti alcune chat Telegram e pagine Instagram che si occupano di convertire in denaro i 500 euro del Bonus cultura 18App dedicato ai maggiorenni, che dovrebbe essere usato solo per acquistare beni materiali e immateriali di tipo culturale.
Lo scorso dicembre la premier Giorgia Meloni ha parlato proprio delle truffe come una delle ragioni per cui, suo avviso, il suddetto bonus andrebbe rivisto. Ecco cosa ha detto: “Sicuramente 18App è una misura che va rivista. Perché questi 500 euro vengono riconosciuti a tutti indipendentemente dal reddito. Non c’è ragione per cui debbano averli i figli di un milionario, dei parlamentari o mia figlia quando li compirà. Mentre la stessa misura concentrata sui redditi più bassi può essere molto più impattante. Cedo che vada introdotto un limite di reddito per chi accede a questa misura. Credo che vadano meglio definiti i contenuti e le cose che si possono acquistare con queste risorse e credo anche che occorra lavorare un po’ sulle truffe”, ha aggiunto, scatenando forti polemiche da parte di coloro che credono che invece sia una misura utilissima per tanti giovani, in quanto permette loro di avvicinarsi alla cultura.
Solo tra il 2018 e il 2020, secondo la Guardia di Finanza, si sono registrate frodi sul bonus per oltre 17 milioni di euro.
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