Turchia, i laici contro la riforma della scuola: vogliono formare “giovani devoti”
Si sta decisamente allargando il fronte dei ‘no’ alla riforma della scuola turca: promossa dall’esecutivo islamico conservatore guidato da Recep Tayyip Erdogan e criticata da industriali e opposizione laica, la riforma prevede il ritorno in primo piano dell’educazione religiosa e per il suo carattere potenzialmente discriminatorio. Nei giorni scorsi, durante la seduta della Commissione parlamentare per l’Istruzione, le divergenze si sono tradotte in una rissa che ha visto coinvolti diversi politici. Tutto è iniziato quando il presidente della Commissione, Nabi Avci, membro del partito di governo Akp e tra i fautori della riforma, ha letto gli ultimi 20 articoli del testo mettendoli in votazione e senza dare la possibilità di discuterli. Alcune decine di deputati del Chp, il Partito repubblicano del popolo e principale voce dell’opposizione, ha iniziato a lamentarsi, anche per il fatto che i posti disponibili in sala erano stati occupati tutti dai deputati dell’Akp un’ora prima dell’inizio della seduta. La situazione è degenerata quando le obiezioni si sono trasformate prima agli insulti, poi in spintoni, sino alle percosse a suon di bottiglie di plastica lanciate in aria. La rissa ha coinvolto anche un cameraman portato in ospedale perché ferito alla testa. La votazione è proseguita nonostante la forte tensione e adesso il testo arriverà in aula in un clima incandescente. La riforma prevede che il corso di studi della Turchia sia diviso in tre cicli di 4 anni, di cui i primi due obbligatori, che andranno a sostituire i due attuali, composti da 7 anni di scuola primaria, obbligatoria, più 4 anni di liceo. L’Akp sostiene che il nuovo sistema consentirà alle famiglie di orientare i figli già dall’età di dieci anni verso un corso di studi professionale. Ma per l’opposizione e i settori laici della società la riforma ha obiettivo principale di riaprire già dal ciclo delle elementari l’accesso alle scuole religiose ‘filo-islamiche’, permettendo alle famiglie conservatrici di togliere i figli, ma soprattutto le figlie, dalle scuole pubbliche laiche. Se la legge verrà approvata, dopo il primo ciclo, i bambini di 10 anni potranno accedere alle imam hatip, le scuole vocazionali, dove riceveranno lezioni di arabo e di Corano. Si tratterebbe di un ritorno al sistema educativo vigente prima del 1997, che permetteva alle famiglie religiose di sottrarre i bambini all’educazione laica all’età di 10 anni, indirizzandoli verso scuole religiose. Il sistema fu riformato per contrastare la crescita del movimento islamico nel paese. Sono ormai dieci anni, dal suo arrivo al potere, che Erdogan, educato in una scuola religiosa, cerca di cambiare la legge, sempre avversato dai militari, custodi dello stato secolare. Ma oggi i generali hanno perso gran parte dela loro influenza politica. Kemal Kiliçdaroglu, il capo del principale partito d’opposizione Chp, di matrice laica, ha reagito con forza: “La maggioranza vuole imporre la sua ideologia a tutta la Turchia”. C’è un’altro aspetto criticato soprattutto da alcune ong e dalla Tusiad, la Confindustria turca di ispirazione laica. Secondo la legge il secondo ciclo scolastico potrà essere completato tramite e-learning, permettendo così agli studenti di frequentare le lezioni da casa. Una norma che secondo gli industriali e gli addetti ai lavori, rischia di compromettere l’istruzione e l’emancipazione femminile nelle aree più arretrate del Paese. A tal proposito, gli oppositori alla riforma ricordano che prima del 1997 il tasso di scolarizzazione delle bambine di otto anni era del 34%, oggi è del 65%. “Sono rattristato, Tusiad, non è la tua volontà, ma quella del popolo che si realizzerà” ha tuonato Erdogan. Il ministro dell’Istruzione Omer Celik ha negato “interventi ideologici”, affermando che la riforma mira a preparare i ragazzi alla vita professionale in un paese dove la disoccupazione giovanile supera il 20%. Ma non ha rassicurato gli insegnanti. “Il governo non vuole prolungare la durata dell’istruzione obbligatoria, ma cerca di mascherare il suo obiettivo di formare ‘giovani devoti’ che rispondano ai desideri del premier” commenta Unsal Yildiz, numero uno del sindacato della scuola Egitim-Sen. Con la riforma, “i ragazzi andranno all’imam hatip e le ragazze resteranno a casa” dice il sindacalista, secondo il quale il progetto mira a “erodere” le fondamenta laiche dell’educazione pubblica.