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Turchia, i laici contro la riforma: Erdogan vuole formare giovani devoti

Ancora una volta la scuola si dimostra un “territorio” prezioso per chi vuole indottrinare i suoi giovani frequentatori. Un esempio di questo genere giunge dalla Turchia, dove il ministro dell’Educazione, Omer Dincer, nel rendere pubblici alcuni dettagli della contestata riforma dell’Istruzione, firmata dal Presidente della Repubblica Abdullah Gul pochi giorni fa, ha annunciato che le ragazze turche che desidereranno indossare il velo all’interno dell’istituto scolastico potranno farlo solo dopo aver dimostrato di frequentare le scuole religiose: le imam-hatip, le scuole vocazionali che servono a formare il personale religioso musulmano. E comunque “a patto che lo indossino solo nelle ore di religione”, ha spiegato Dincer.
Il titolare dell’Istruzione turca ha anche anticipato che alle tradizionali ore di religione potrebbero essere aggiunti altri corsi, come uno appositamente sul Corano, e uno sulla vita del Profeta Maometto.
Alle sue parole sono seguiti i commenti contrariati degli ambienti laici del Paese, preoccupati dalla prospettiva di un’islamizzazione della gioventù turca. Anche perché pochi mesi fa, durante un convegno, il premier turco Recep Tayyip Erdogan (che in passato aveva cercato invano di modificare l’ordinamento degli studi, per l’intervento dell’establishment militare, storico difensore dello Stato laico fondato da Mustafa Kemal Ataturk) aveva assicurato che il suo governo “avrebbe fatto crescere generazioni di giovani devoti” con chiaro riferimento alla riforma dell’istruzione. Una riforma che prevede il passaggio dall’attuale sistema (sette più quattro anni) a tre cicli di quattro, anni di cui i primi due obbligatori. Dopo il primo, sarà possibile frequentare l’imam-hatip, le scuole vocazionali.

Il nuovo ordinamento di studi in realtà è stato fortemente criticato anche dal mondo degli imprenditori e dalle Ong anche per un altro aspetto. Dal secondo ciclo infatti sarà possibile accedere alle lezioni tramite e-learning. Questo, secondo gli industriali, potrebbe portare all’abbandono scolastico di molti studenti, soprattutto donne.
Il governo islamico-moderato al potere ha invece assicurato che la riforma è stata studiata per venire incontro alle esigenze del mercato del lavoro e delle famiglie. Una delle novità principali prevede che dall’età di 10 anni gli studenti potranno scegliere una specializzazione per il proprio corso di studi.

Alessandro Giuliani

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