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Turetta, Gramellini: “Il papà voleva che restasse in vita, è il primo comandamento dell’educazione sentimentale”

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Da giorni si parla moltissimo delle intercettazioni delle parole del padre di Filippo Turetta, presunto assassino della giovane Giulia Cecchettin dello scorso novembre. L’uomo è stato travolto dalle polemiche e accusato di aver difeso il ragazzo e minimizzato il suo gesto gravissimo.

Gramellini: “Ecco cosa avrei detto io”

A commentare la vicenda è stato, nella sua rubrica su Il Corriere della Sera, il giornalista e conduttore Massimo Gramellini: “Invidio le sicurezze dei tanti che negli ultimi giorni hanno messo in croce Nicola Turetta, il padre dell’assassino di Giulia Cecchettin. Riconosco che, estratte dal contesto in cui furono pronunciate, le sue parole sembrano rimpicciolire il femminicidio alle dimensioni di un incidente di percorso. 

Ma ho provato a mettermi nei panni di quell’uomo. Ho immaginato di sedermi nel parlatorio di un carcere davanti a un figlio omicida, di sentirmi travolto dal senso di fallimento e dibattuto tra lo sgomento per quel che aveva fatto e la paura che potesse ripeterlo su di sé.

Che cosa gli avrei detto? Chissà se sarai stato capace di limitarmi a rassicurarlo: ‘Hai sbagliato e pagherai, ma resterò sempre e comunque al tuo fianco’. E se sarei riuscito a tacere sul delitto (da un lato era troppo tardi per parlarne, dall’altro troppo presto), invece che tentare di minimizzarlo. Il signor Turetta ha sbagliato, certo, ma è comodo discettarne dalla tastiera di un computer: a differenza sua, io non ero lì, col cervello annebbiato dall’angoscia e dal rimorso. 

Posso solo pensare quale fosse per lui, in quel frangente, la priorità assoluta: che il figlio rimanesse in vita. È il primo comandamento di qualsiasi educazione sentimentale, quello che viene spesso citato dopo un femminicidio: amare una persona significa anzitutto desiderare che rimanga in vita. Anche se ti ha deluso o ferito. Persino se ha ucciso qualcuno, uccidendo un poco alla volta anche te”.

Educazione sentimentale, il dibattito

Proprio di educazione sentimentale si è parlato nei mesi successivi all’orribile omicidio. L’attrice e regista Paola Cortellesi del film dei record “C’è ancora domani” che tratta temi forti, dalla violenza di genere al patriarcato, ha insistito proprio su questa questione

L’attrice ha dialogato con il pubblico in sala a Cagliari ribadendo il suo pensiero: abbiamo necessariamente bisogno dell’educazione sentimentale a scuola. “Alla base ci dovrebbe essere il rispetto di se stessi e degli altri. Non abbiamo garanzie che tutte le famiglie riescano a farlo, c’è la scuola. L’istruzione dovrebbe garantire questo, come materia curricolare, che fa media”.

A dire la sua è stata la giornalista, conduttrice e scrittrice Lilli Gruber, ospite di Fabio Fazio a “Che Tempo Che Fa” lo scorso 14 aprile.

La Gruber ha presentato il suo libro “Non farti fo**ere“, uno studio che denuncia quanto il mondo del porno sia disponibile sul web a poco prezzo a giovani inconsapevoli che poi, spesso, finiscono per riprodurre in modo malsano nelle relazioni del mondo reale ciò che vedono online.

“Indovinate chi sono le protagoniste principali del porno online? Le donne, che hanno un ruolo degradante, sono sottomesse, malmenate. Il tema concerne tutti. Non possiamo delegare al porno l’educazione sessuale e sentimentale dei nostri ragazzi”, ha detto la Gruber.

Fazio è intervenuto dicendo che si tratta di qualcosa che viene trascurato nelle scuole. La Gruber ha così insistito: “Così si costruisce un immaginario pericolosissimo. Io non demonizzo nulla, voglio solo consapevolezza. Possiamo avere l’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole come materia d’obbligo? Per favore, politici, date l’educazione sessuale come materia obbligatoria nelle scuole italiane”.

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