“Mentre l’accordo politico con il ministro Fedeli è ancora fresco di inchiostro, i sostenitori della prima ora della cosiddetta ‘buona scuola’ tornano a voler ribadire le loro ragioni: sono quelli che teorizzavano la ‘chiamata diretta’ con la pretesa di costituire collegi dei docenti accondiscendenti e comunque da gestire con metodi poco democratici (teorizzati quelli ispirati ai metodi dei marines americani del don’t ask, don’t tell ) e dei novelli economisti che pensano di aver trovato la ricetta per risanare finanziariamente il Paese, in nome di una non meglio precisata libertà educativa”.
Lo afferma in una nota il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.
“I primi attaccano l’accordo perché consegnerebbe la scuola statale nelle mani dei docenti, i secondi vedono nei costi standard una misura salvifica anche per le malmesse casse dello Stato, sulla falsariga del modello sanitario nazionale (misura più invocata che attuata), per un mal celato desiderio di sempre maggiori risorse al sistema delle scuole private”, aggiunge il segretario.
“Insomma una scuola fatta di procedure burocratiche e con il pericolo concreto di indottrinamento, senza dire che sottrarre 17 miliardi al sistema scolastico italiano equivarrebbe ad entrare nel novero dei paesi sottosviluppati, visto che già oggi tra i paesi dell’OCSE siamo ultimi insieme alla Bulgaria per spesa di istruzione” – è quanto si legge in una nota che il segretario generale della Uil Scuola ha inviato agli iscritti perché, spiega, non bisogna lasciare il campo alle polemiche ma, sollecitare un dibattito sul merito, piuttosto che sugli schieramenti.
“Molto realisticamente – scrive Turi – siamo in presenza di un primo buon accordo che, senza voler restaurare nulla, mette in pratica, finalmente, un dialogo tra le parti aperto al confronto.
Appare sterile, oltre che anti storico, tentare di contrabbandare come posizioni neo riformiste le vecchie e sempre più inattuali visioni di quel modello di scuola duale bocciato dalla Costituzione e dal Paese reale.
L’accordo ci mette, ulteriormente, al riparo da questi pericoli per il semplice fatto che la filosofia che lo sostiene è chiara: fare funzionare sempre meglio il sistema scolastico italiano che ha dimostrato di saper competere con gli altri sistemi e, affidarsi ai docenti liberi da condizionamenti e motivati, ne è l’antidoto migliore per fermare derive regressive.
Sarebbe più produttivo – si legge nelle valutazioni conclusive del documento – dopo aver colto il volere dei lavoratori della scuola e dei cittadini di questo Paese, lavorare sulla continuità di questi valori, perfezionando e migliorando il modello di scuola pubblica statale in essere”.
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