Il commento di Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, in merito alla pre-intesa per una “autonomia differenziata” firmata dal Governo e le regioni di Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, è piuttosto negativo.
Lo scorso 28 febbraio è stato firmato infatti a Palazzo Chigi l’accordo sulla cosiddetta autonomia differenziata, che riguarda il riconoscimento di forme e condizioni particolari di autonomia previsti dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione. E il numero di adesioni potrebbe presto aumentare con Piemonte, Campania e Puglia che attendono di inserirsi.
Intanto, Lombardia e Veneto hanno chiesto autonomia su 23 materie, mentre l’Emilia Romagna su 12; I temi già avviati sono 5, quelli riguardanti sanità, ambiente, lavoro, rapporti con l’Europa e, appunto, istruzione.
Il segretario della Uil Scuola di dice piuttosto contrario a tali iniziative: “Si può immaginare una libertà solo regionale? E un esercito regionale? Forze dell’ordine regionali? Si può pensare ad un insegnante regionalizzato? Paradossi che non ci va nemmeno di immaginare“, spiega Turi, che segnala anche il Friuli Venezia Giulia, con un disegno di legge regionale che prevede un sistema autonomo svincolato dallo Stato.
Per il segretario generale della Uil Scuola si tratta di “un doppio danno, perché vorrebbe sottrae risorse allo Stato per destinarle alle scuole private, che, invece, dovrebbero funzionare, senza oneri per lo Stato e, soprattutto, perché introduce una logica regionale nel sistema di istruzione italiano che è nazionale. Il punto è proprio questo, l’istruzione fa parte dei diritti universali che vanno garantiti a tutti“.
Turi tira in ballo proprio la Costituzione e il ruolo che riserva alla scuola: “La Costituzione le affida una funzione fondamentale – continua Turi – ora per logiche di stampo localistico e settoriale anche di natura economica, si cerca di portare la scuola a livello di servizio a domanda individualizzata, con l’idea dei costi standard. Questo per noi è inaccettabile“.
Il segretario Uil Scuola chiude con un avvertimento: “Immaginare una riduzione a sistema regionale significherebbe limitare dentro recinti territoriali la libertà di una Istituzione costituzionale che deve garantire un insegnamento libero, riconoscendo ad ogni singolo insegnante, al di là di dove viva ed insegni, la libertà di insegnamento e la libera circolazione nell’intero territorio nazionale; libertà che potrebbe essere limitata dalle competenze esclusive delle singole regioni. Venti sistemi scolastici che potrebbero non dialogare tra loro. E’ un rischio che va tenuto in debito conto. Sarà il prossimo Governo a doversene fare carico“.
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